Condizioni di lavoro disumane: arrestati due gestori di pompe di benzina a marchio Ewa.
Secondo quanto ricostruito dagli inquirenti i due indagati, padre e figlio, avrebbero sfruttato la forza lavoro di 13 dipendenti. Tutti immigrati africani in regola con i documenti. I lavoratori erano suddivisi negli 8 impianti di rifornimento della società presenti sul Viterbese.
«I lavoratori - ha spiegato Auriemma - erano posti in una condizione di sudditanza e alloggiano i capannoni che violavano le norme igienico sanitario. L’attività della polizia, iniziata a novembre 2019, ha portato alla luce lo sfruttamento e il degrado in cui venivano fatti vivere i dipendenti». I 13, secondo quanto accertato, non avevano nemmeno la possibilità di ribellarsi alle condizioni che venivano imposte dai datori di lavoro.
«Con contratti part time - ha spiegato il capo della Mobile Alessandro Tundo - venivano pagati appena 3 euro all’ora e lavoravano molto di più di quanto stabilito dal contratto. Erano soggetti a controllo serrato». L’indagine coordinata dal sostituto procuratore Massimiliano Siddi è ancora in corso.