Un inverno che sa di primavera.
Nel descrivere la situazione dell’Appennino centrale gli esperti certificano quello che è sotto gli occhi di tutti: “le precipitazioni del mese di dicembre 2023 sono risultate significativamente sotto la media del periodo 1991-2020 su tutto il distretto, con scostamenti percentuali negativi compresi tra il 55% e il 60%”. Inoltre, “rispetto alla situazione registrata a novembre 2023, le scarse precipitazioni del mese di dicembre 2023 hanno determinato un peggioramento su tutto il Distretto degli indici di precipitazione”. Stesso trend se il raffronto è su scale temporali maggiori (1 e 2 anni): la pioggia resta sotto la media e in calo.
Nell’Ato1-Lazio Nord, ovvero l’ambito territoriale in cui rientra il Viterbese, la situazione delle falde è in chiaro-scuro: “Allo stato – certifica l’Autorità di bacino - si registra una condizione meteo-climatica in termini pluviometrici in leggero deficit rispetto alle medie storiche del periodo e sensibilmente migliore rispetto all’anno 2022”. L’Autorità non nasconde però la preoccupazione per i prossimi mesi a livello di disponibilità idrica. “Il mantenimento del servizio è allo stato attuale favorito soltanto dalla diminuzione dei consumi dovuti alle precipitazioni stagionali e alla conseguente diminuzione di usi impropri, ma non si registra ancora alle fonti una inversione di tendenza e quindi un netto miglioramento di disponibilità”. Il livello medio di precipitazioni, secondo i dati delle stazioni meteo dell’area, registra, sino al mese di novembre 2023 compreso, un deficit pluviometrico del 20,59% rispetto alla media storica, seppur con un incremento dell’8,35% rispetto al 2022, annualità però di scarsissima piovosità. Insomma, visto l'andamento in un arco temporale più lungo, c’è poco da rallegrarsi. “I periodi estremi di siccità negli ultimi due anni hanno comportato una diminuzione delle disponibilità complessive della risorsa idrica. Dai dati disponibili e dalle valutazioni effettuate, si evince – rimarcano gli esperti - che la situazione delle disponibilità alle fonti è di generale mantenimento rispetto ai livelli delle rendicontazioni precedenti, confermando però il generalizzato decremento rispetto al passato, soprattutto per quel che riguarda le sorgenti principali”. A Piancastagnaio, ad esempio, la disponibilità è calata del 40%.