Gli effetti speciali? «Dal cinema muto l'ispirazione», il premio Oscar Craig Barron svela i segreti del mestiere

Sabato 14 Ottobre 2023 di Franco Mazzotta
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PORDENONE - Tra gli ospiti delle Giornate del cinema muto di Pordenone anche il premio Oscar Craig Barron (Star Wars, Lo strano caso di Benjamin Button, I predatori dell'Arca perduta e molti altri). Qui Craig ha ritrovato molti colleghi del mondo del cinema, fra i quali John Landis e la moglie Deborah Nadoolman.

Premiato agli Oscar per le trasformazioni digitali nel film "Lo strano caso di Benjamin Button, Barron è arrivato nel pordenonese per trarre ispirazione da un mondo in cui l'immagine era tutto.


È la prima volta che viene qui, cosa ha trovato che possa essere utile per il suo lavoro?
«Io penso che il miglior modo per andare avanti nel proprio lavoro sia capire le origini di quello che si costruisce e il cinema muto racconta storie attraverso le immagini, senza parole e quello che io faccio siccome lavoro sugli effetti visivi per un film è quello di comunicare idee attraverso la creazione di scenari che non esistono nella realtà, perlomeno in questo tempo e in questo luogo e quindi i film senza sonoro hanno una grande influenza, perché devono raccontare le storie visivamente ed è quello che sto studiando e che voglio trasferire nel mio lavoro e nelle mie creazioni visive in questo momento».


E può vedere anche i progressi che nel tempo sono stati fatti in questo genere di lavoro
«Sì, ci sono due aspetti della cinematografia che è necessario definire: la fotografia fotochimica nei film, nel caso che io usi la mia tecnica degli effetti speciali attraverso i dipinti su vetro, miniature, fotografia in bianco e nero o a colori e allo stesso tempo, ovviamente, utilizziamo videocamere digitali e analogiche che portiamo con noi sul set e che sono un insieme completamente di verso di strumenti, ma l'idea di raccontare storie è sempre la stessa».


Lei ha iniziato a lavorare con Star Wars, cosa è cambiato nel mondo degli effetti speciali da allora?
«Ho lavorato sul secondo episodio di Guerre Stellari (L'impero colpisce ancora, del 1980). L'era tradizionale era basata sulle creazioni artistiche e su quello che riuscivi a riprendere con la macchina fotografica e, in parte, su quello che si riusciva a creare con la realtà virtuale digitalmente al computer. Si trattava, quindi, di una realtà mimata, cercando di creare qualcosa che, io penso, facesse impazzire il pubblico, facendo credere che si stessero girando scene vere, che l'Impero esistesse veramente, una sorta di "relocation" la chiamiamo noi, mentre spesso si trattava di scene ricreate attraverso un processo creativo al computer».


Nel presente, diciamo in percentuale, quanto vengono utilizzate le tecniche digitali e quanto quelle tradizionali?
«Ok, vi dico la verità: se abbiamo la possibilità di utilizzare le tecniche tradizionali lo facciamo più che volentieri, perché è veramente divertente e appagante, ma nella maggior parte dei casi la creazione digitale ha sostituito le creazioni tradizionali. Per me comunque il computer è uno strumento che aiuta gli artisti a costruire quello che i registi desiderano mostrare al pubblico, le storie che vogliono raccontare».
 

Ultimo aggiornamento: 16:45 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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