Vermi e sovraffollamento, garante
denuncia: «Carcere è al collasso»

Mercoledì 24 Febbraio 2016 di Roberto Cervellin
Associazione Nova terra e comune hanno sperimentato per i detenuti un corso di formazione sull'agricoltura biologica

VICENZA - Il carcere sta scoppiando. A dirlo non sono solo sindacati, associazioni e il cappellano don Luigi Maistrello, ma anche il garante dei detenuti, che ha il compito di tutelare i diritti delle persone private della libertà personale. Nella relazione annuale che esporrà al consiglio comunale, Rosario Vigneri è chiaro: la capienza è di 156 posti, ma le persone sono 216.

Di più. "Le celle, realizzate per ospitare un solo individuo, sono occupate da due detenuti, che lamentano diverse situazioni di disagio, che vanno dalla precarietà degli impianti interni, alle crepe, alle infiltrazioni, a situazioni diffuse di fatiscenza. Un caso su tutti: il clamore scaturito dalla presenza di vermi nelle minestre somministrate nella mensa del personale di Polizia locale. Il padiglione destinato ai collaboratori di giustizia è occupato da 46 detenuti, il doppio dell'effettiva capacità di accoglienza".

E come è noto non solo di vermi si trattò. Spuntarono anche denunce su scarafaggi e topi, e situazioni di degrado strutturale e igiene. Insomma, alla casa circondariale di San Pio X è emergenza spazi, ma non solo. I costi da sostenere sono sempre maggiori, come quelli delle telefonate dei detenuti. «Altro problema riguarda la difficoltà di iscrizione dei detenuti definitivi nelle liste anagrafiche del comune, che comporta ricadute penalizzanti nei confronti degli interessati, in quanto vengono meno molti benefici di natura sanitaria», prosegue il garante.

Non va meglio negli uffici amministrativi, che soffrono di carenza di organico. Gli agenti di polizia penitenziaria previsti sono 197, mentre quelli assegnati sono 170, cioè quasi 30 in meno. «Nell'area amministrativa, sono in servizio 4 educatori, una unità in part time e un responsabile - sottolinea Vigneri - E' legittimo ritenere che le attività formali svolte dai suddetti funzionari sono esposte al rischio di un collasso».

Il garante sollecita infine la rieducazione dei detenuti attraverso servizi destinati alla collettività. «In 10 mesi di attività, ho scelto di essere presente all'interno del carcere una volta a settimana per tre ore e anche più. Dai colloqui ho scoperto cose impensabili. Come i ritardi inaccettabili da parte dell'autorità sanitaria locale su interventi per la tutela della salute. Per esempio mi sono sostituito a una struttura pubblica, in ritardo nell'assegnazione di un'apparecchiatura necessaria per scongiurare danni a organi fondamentali. A un altro detenuto è stato evitato l'annullamento della domanda di riconoscimento di invalidità civile».

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