Il sindaco: «Non posso entrare al centro profughi, il prefetto mi dia l'ok»

Venerdì 13 Gennaio 2017 di Vittorino Bernardi
Il Centro di accoglienza straordinario a uso governativo di Casotto e il sindaco Carotta

PEDEMONTE - Lo stabile di proprietà delle suore francescane elisabettine di Padova che da luglio ospita in località Casotto tra 40 e 45 richiedenti asilo (maschi tra i 20 e i 30 anni) gestiti dalla cooperativa “Casa servizi” è un “Centro di accoglienza straordinario a uso governativo” e quindi inaccessibile al sindaco Roberto Carotta che mercoledì 11 gennaio ha chiesto alla Prefettura il necessario nulla osta per entrare, con degli agenti della polizia locale Alto Vicentino, così da verificare le condizioni di agibilità dello stabile e le condizioni di vita degli ospiti.

I dubbi sull’agibilità sono concreti: lo stabile che ha oltre 200 anni ed è stato restaurato l’ultima volta negli anni Settanta dovrebbe fuori norma: privo di un regolare sistema antincendio e sovraffollato. Gli ospiti della struttura di varie etnie africane, sia cristiane  che musulmane, in sette mesi di permanenza non hanno arrecato disagi ai 140 abitanti di Casotto, a parte la protesta inscenata a inizio settimana, costata l’espulsione di sei ospiti, con l’uscita dal sistema di protezione. Protesta innescata per il freddo, la mancanza di coperte e l’acqua fredda nello stabile.

«Non c’è nessun contrasto con la Prefettura – spiega il sindaco Roberto Carotta - sono in attesa del nulla osta per verificare con la polizia locale le condizioni di vita nella struttura e se ci sono le condizioni per ospitare il numero di persone presenti al momento nelle 20 stanze. Poi faremo le nostre dovute valutazioni nel rispetto della legge».
Sull’allontanamento dei sei richiedenti asilo Roberto Carotta è severo nel giudizio. «È un brutto esempio di come viene gestita l’accoglienza da parte dello Stato, una gestione senza futuro: sono stati mandati in strada sei profughi, e nelle loro condizioni sono destinati alla delinquenza».

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