Il Papa da Orban, l'alleato dello Zar «Dove sono gli sforzi per la pace?»

Sabato 29 Aprile 2023 di Franca Giansoldati
Il Papa da Orban, l'alleato dello Zar «Dove sono gli sforzi per la pace?»

CITTA' DEL VATICANO - «In questa fase storica i pericoli sono tanti; ma, mi chiedo, anche pensando alla martoriata Ucraina, dove sono gli sforzi creativi di pace?».

La domanda di Papa Francesco non è retorica. Stavolta ha scelto come meta del suo quarantunesimo viaggio l'Ungheria e proprio da Budapest dove è atterrato ieri mattina città dei mille ponti ha rivolto un messaggio sferzante all'Europa intera, pensando soprattutto a quanto di terribile sta accadendo alla frontiera del Paese magiaro.

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La guerra scatenata da Putin il 24 febbraio dell'anno scorso ha prodotto un immenso sfacelo e un senso generale di impotenza mandando all'aria il multilateralismo. Bergoglio si rivolge al premier Victor Orban, tra tutti i leader europei quello più vicino al Cremlino ma ovviamente il messaggio è indirizzato alle cancellerie di ogni membro dell'Unione. L'Europa in questo frangente è vista come un elemento di geopolitica fondamentale visto che per la sua storia «è chiamata a interpretare il ruolo che le corrisponde: quello di unire i distanti, di accogliere al suo interno i popoli e di non lasciare nessuno per sempre nemico».

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L'esempio dei padri fondatori con la loro capacità di guardare oltre i propri confini nazionali o i bisogni immediati dovrebbe essere un faro: De Gasperi, Adenauer, Schuman. Bergoglio ricorda una frase memorabile di Schuman: «Il contributo che una Europa organizzata e vitale può apportare alla civiltà è indispensabile per il mantenimento delle relazioni pacifiche». Da qui l'appello a far decollare la politica per una soluzione al conflitto russo-ucraino. «Nel dopoguerra, l'Europa ha rappresentato, insieme alle Nazioni Unite, la grande speranza, nel comune obiettivo che un più stretto legame fra le nazioni prevenisse ulteriori conflitti. Purtroppo non è stato così. Nel mondo in cui viviamo, tuttavia, la passione per la politica comunitaria e per la multilateralità sembra un bel ricordo del passato: pare di assistere al triste tramonto del sogno corale di pace, mentre si fanno spazio i solisti della guerra».

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L'analisi di Papa Francesco si sposta all'oggi dove «sembra essersi disgregato negli animi l'entusiasmo di edificare una comunità (...) mentre tornano a ruggire i nazionalismi». Punta il dito contro una politica che sembra «regredita a una sorta di infantilismo bellico. Ma la pace non verrà mai dal perseguimento dei propri interessi strategici, bensì da politiche capaci di guardare all'insieme, allo sviluppo di tutti: attente alle persone, ai poveri e al domani; non solo al potere, ai guadagni».

Francesco a Budapest sogna un'Europa che «non sia ostaggio delle parti, diventando preda di populismi autoreferenziali» ma «nemmeno si trasformi in una realtà fluida, se non gassosa, in una sorta di sovranazionalismo astratto, dimentico della vita dei popoli: è questa la via nefasta delle colonizzazioni ideologiche, che eliminano le differenze, come nel caso della cosiddetta cultura gender, o che antepongono alla realtà della vita concetti riduttivi di libertà, ad esempio vantando come conquista un insensato diritto all'aborto, che è sempre una tragica sconfitta».

Ultimo aggiornamento: 10:34 © RIPRODUZIONE RISERVATA