CITTÀ DEL VATICANO Dieci anni, il tempo corre e Papa Francesco non si capacita di tanta velocità.
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«I vecchi sono saggezza e mi aiutano tanto. Anche io sono vecchio, no?» si chiede dall'alto dei suoi 86 anni mentre, in parallelo, tiene premuto l'acceleratore per completare il programma delle riforme. Il 2023 sarà un anno pieno di appuntamenti nonostante ora debba usare la carrozzina e il bastone. Ieri mattina commentando il Vangelo ha chiesto ai cardinali presenti di avere sempre comprensione, vicinanza e tenerezza. Nella cappella di Santa Marta i quasi quaranta porporati praticamente tutti quelli che risiedono a Roma, più qualcuno che era di passaggio sono stati esortati ad assolvere il compito di essere «buoni consiglieri del Papa». Poi ha salutato personalmente uno ad uno, ma prima di congedarsi ha pensato a consegnare un piccolo ricordino a ognuno. Anche stavolta ha scelto un libro che parla della sua geopolitica e che, per l'occasione, è stato tenuto a battesimo nel pomeriggio dal cardinale Parolin e dalla premier Giorgia Meloni nella sede dei gesuiti della Civiltà Cattolica. Ulteriore segnale di un buon clima di collaborazione in vista del Giubileo del 2025. Governo e Vaticano stanno lavorando di sponda dietro le quinde anche sui corridoi umanitari per rafforzarli e diffonderli in Europa.
LE MIGRAZIONI
Il dolore per le migrazioni è uno degli altri temi che Francesco affronta nel podcast. È difficile non pensare alla sorte dei profughi costretti a scappare dalla guerra in Ucraina. «Mi fa soffrire vedere i morti, ragazzi - sia russi che ucraini, non mi interessa - che non tornano. È dura». Tra il profluvio di auguri, a Santa Marta è pervenuto anche un messaggio del Patriarca russo Kirill con il quale, proprio a causa della guerra in Ucraina, sussistono rapporti piuttosto tesi. Il Primate della Chiesa ortodossa russa ha espresso la convinzione che «nei tempi difficili un dialogo tra i capi religiosi può portare buoni frutti e contribuire all'unificazione degli sforzi delle persone di buona volontà per guarire le ferite della creazione di Dio».
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RUSSIA
Kirill ha poi augurato a Francesco «buona salute, tranquillità e l'aiuto immancabile di Cristo Salvatore nelle sue fatiche». Parole certamente distensive che fanno aprire spiragli per un agognato viaggio del Papa a Mosca. Il portavoce del Cremlino Peskov ha preso alla larga la questione: «Aspettiamo una dichiarazione dal Vaticano. Non sappiamo se il Pontefice abbia intenzione di recarsi nella Federazione russa, quindi non possiamo dire nulla qui. Prima bisogna usare i canali diplomatici». Nel frattempo l'ambasciatore Alexander Advedeev ha ripetuto che le relazioni tra Vaticano e Russia si sono rafforzate, ignorando che fino a qualche mese fa Francesco era stato bersagliato da critiche ingiuriose da diversi funzionari del Cremlino perché aveva parlato dei crimini di guerra russi in Ucraina.
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NICARAGUA
Alcuni media russi proprio ieri ipotizzavano che il Pontefice potrebbe fare una tappa sul suolo russo di ritorno dal viaggio in Mongolia, previsto per settembre. Se la diplomazia di Papa Bergoglio sembra avanzare sul fronte russo, in Nicaragua ieri ha subito un colpo pesantissimo. Dopo mesi e mesi di persecuzione a suore, preti e persino un cardinale incarcerato, il dittatore Ortega ha fatto chiudere la nunziatura rompendo le relazioni diplomatiche col Vaticano. Non sopportava le critiche della Chiesa che difende i diritti umani.
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