«Amarezza, disorientamento».
Becciu va da Bruno Vespa e rompe il silenzio: «Griderò al mondo che sono innocente»
Melis era stato chiamato in causa indirettamente nel processo su Sloane Avenue per il troncone d'inchiesta relativa ai finanziamenti erogati pro-bono dalla Segreteria di Stato con i soldi dell'Obolo alla cooperativa Spes, della caritas di Ozieri. La cooperativa che è guidata dal fratello del cardinale, Antonino ricevette 125 mila euro per ristrutturare un panificio che era andato a fuoco e nel quale lavoravano (e lavorano tuttora) una sessantina di migranti. Durante le varie fasi processuali era stato sentito anche Melis così come il suo predecessore. Entrambi i vescovi avevano dettagliatamente spiegato come i denari della carità provenienti dalla Cei o dal Vaticano vengono rendicontati e amministrati.
«La corretta organizzazione amministrativa e la puntuale tenuta della contabilità diocesana costituiscono garanzia di gestione regolare e trasparente nel contesto delle attività spirituali e solidali della Diocesi di Ozieri, che si avvale della collaborazione di qualificati enti morali per il raggiungimento degli scopi di carità, sostegno agli ultimi e solidarietà» aveva detto Melis. La Gendarmeria del Vaticano assieme alla Guardia di Finanza in una maxi operazione aveva perquisito e raccolto tutto il materiale amministrativo per controllare che non fossero stati dirottati fondi o non vi fossero state irregolarità. Ad oggi i 100 mila euro dei fondi vaticani giacciono ancora sul conto corrente della Caritas (gestito dalla diocesi, e dunque dal vescovo).