"Tutto in famiglia"/2. Il padre
di Eugenio Raspi

Venerdì 10 Aprile 2020 di Eugenio Raspi
"Tutto in famiglia"/2. Il padre di Eugenio Raspi

In esclusiva per "Il Messaggero" il primo racconto sulla pandemia dello scrittore Eugenio Raspi.


2/ Il padre
Dario richiude la porta col piede, molla a terra le due borse con il portatile e le varie scartoffie che si è portato dietro dall’ufficio a stancare spalla e braccio. La casa è stranamente silenziosa. I figli staranno uno davanti alla consolle dei giochi e l’altra con il nasino appiccicato al venti pollici nella cameretta.
«Amore ci sei?»
La moglie non gli risponde. Dalla cucina arriva l’odore di verdure bollite e carne rosolata. Va in camera a cambiarsi. Rita è lì al telefono, seduta sul letto, gli dà le spalle. Si ferma sullo stipite e origlia la conversazione. 
«Mamma non è necessario, me la cavo da sola, stai lì e non ti muovere, hai settant’anni, lo hai sentito cosa dicono gli esperti in televisione, se ti serve qualcosa lo dici a me e te la porto. Alessio ha quattordici anni, se resta solo con Nicole una mezzora non è un dramma, almeno si responsabilizza, sarebbe ora che dia una mano con la sorella anziché tirarle i capelli per dispetto.»
Dario prima di entrare nella stanza, fermo sulla soglia, fa un sospiro come se dovesse calarsi in apnea dentro una profonda pozza d’acqua. Sono giorni che Rita si è trasformata in un disciplinare  medico da pronto intervento, le manca solo da indossare la mascherina. Quando lo vede, lei interrompe la conversazione.
«Te le sei lavate le mani?», gli dice.
«Sì.»
«Non dire bugie, non ho sentito scorrere l’acqua. Va a lavartele, con tutte quelle persone sul treno.»
«Stai diventando paranoica.»
«Tu rimani lo svogliato di sempre. Mi spieghi che ti costa un minimo di attenzione in più? Ai tuoi figli non ci pensi?»
«Certamente dottoressa. Vado subito.»
Evita di dirle che da domani per qualche giorno la sua agorafobia può riposare sonni tranquilli perché non dovrà andare al lavoro. Ritorna in camera con le mani sollevate all’altezza del petto, le mostra i dorsi come certi chirurghi alle infermiere, nelle serie tv, pronti a indossare i guanti in preparazione dell’intervento in sala operatoria. Rita scuote la testa, è in piena psicosi da virus. Lei è la solita esagerata, certo il lavoro perso ha contribuito in modo decisivo ad alimentare il suo nervosismo accresciuto dalle tante informazioni sul tema di attualità, spesso contrastanti, per la maggioranza tendenti alla catastrofe, dando fiato alle trombe per una prospettiva nefasta, in molti cavalcano l’emergenza come cavalieri dell’apocalisse, c’è chi soffia sul fuoco e Rita va pian piano accendendosi. 
«L’arrosto…», le ricorda Dario per interrompere il batti e ribatti di parole tra la madre che vuol uscire dal suo appartamento e la figlia che le vorrebbe impedire di mischiarsi con i tanti potenziali portatori di virus.
«Sì, mamma, domattina solo lì da te. Adesso vado, ché ho la carne sui fornelli.»
Sua moglie non è la sola isterica, anzi, è in buona compagnia. Oggi in facoltà c’era un clima da caccia all’untore. Sembrerebbe che un professore che ha avuto contatti con il nord Italia sia risultato positivo al tampone. Non bastasse questo, si è in attesa che il governo emetta un decreto con vari provvedimenti tra cui la chiusura delle scuole e università sull’intero territorio nazionale. Di sicuro lui domani non andrà a Roma e la cosa non gli dispiace, anche se ha notato che in questi ultimi giorni i treni sono diventati vivibili, niente ressa per accaparrarsi un sedile libero, ci si sposta solo se necessario, uguale discorso in metro. Avrà a breve la conferma sul gruppo di WhatsApp sui provvedimenti che riguarderanno anche lui, a quanto pare potrà disbrigare alcune pratiche in corso senza muoversi dal suo studiolo. Molti pendolari di società private hanno già ricevuto il permesso per lavorare da casa. Smart working lo chiamano, per lui significherebbe che in alcune giorni può risparmiarsi tre ore di spostamento tra treno e auto. Magari la malattia misteriosa, che tutti nominano ma che ancora non è apparsa nel concreto, potrà smuovere certi tabù antidiluviani in piena era tecnologica, con la possibilità di ricorrere a piattaforme di e-learning, allo streaming via Skype o altri strumenti di videoconferenza. I dinosauri di burocrati potrebbero davvero correre il rischio di estinzione, la spinta potrebbe arrivare da questo male che si va propagando nello stivale, pur se al momento è limitato all’area a sud di Milano e in alcuni comuni del Veneto. Gli arriva un messaggio da una chat, non è quello che aspettava, è del gruppo della classe di Alessio. Iniziano le lamentele dei genitori su chi lasciare i figli mentre loro sono al lavoro. Un problema che non riguarda la sua famiglia. Dal corridoio le corre incontro Nicole. Lui si china e le tende le braccia, lei gli salta al collo.
«Papino, papino, papino, bentornato a casa.»
«Amore di papà», la stringe forte.
Lei si blocca, odora tirando su con il naso.
«C’è puzza di broccoletti», sbuffa Nicole.
«Ma ti fanno bene al pancino, bisogna mangiare anche la verdura non solo le caramelle.»
«Uffa.»
«Dai, altrimenti la mamma chi la sente. Ci ha messo tanto tempo per cucinarti la cena.» Dario la cala a terra.
«Era meglio quando c’era la nonna, lei non è così cattiva.»
«Ma la mamma mica è cattiva, si preoccupa per la tua salute.»
«E la nonna no?»
«Ma certo. E io? Sono buono o cattivo?»
«Non lo so, forse buono.»
«Me lo merito un baciotto, sì o no?»
«No.»
«Come no?»
«No, non te lo do», gli dice incrociando le esili braccia.
«E allora per cena ti mangi solo le verdurine che puzzano. Così impari», Dario le fa la faccia severa, piegando all’ingiù le labbra. Lei rimane un secondo dubbiosa, poi scoppiano entrambi a ridere. «Corri a lavarti le mani.»
«Ancora?»
«Su, non facciamo arrabbiare la mamma, che quella ti controlla e ci punisce a tutti e due.»
Nicole fa per raggiungere il bagno, poi si rigira e trotterella dal padre, gli dà un grosso abbraccio. Lui si china e lei gli stampa sulla guancia un bacio. Poi saltella a lavarsi le mani.
Da domani, Dario lavorerà a stretto contatto con i capricci di Nicole e la svogliatezza di Alessio se si parla di libri e quaderni, e con le esasperate disposizioni sanitarie di Rita. Tutti e quattro negli ottanta metri quadri per l’intero giorno. Non è esattamente la risposta ideale rispetto ai suoi desideri inespressi di pendolare frustato. Gli esce una smorfia strana in volto, come quella di Nicole riconoscendo l’odore dei broccoletti lessati.

2.Continua

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