Il carrello della spesa meno pieno ma con l’occhio alla qualità sempre attento.
Una situazione di difficoltà generale che porta le famiglie ternane ad essere più attente nella scelta dei prodotti e dei prezzi. E se la pasta, insieme al pane resta uno degli alimenti a cui non si rinuncia, su frutta e verdura la selezione è più “accurata”. «Coldiretti – aggiunge Paolo Lanzi – con Campagna Amica sta assorbendo i rincari degli scaffali, grazie al chilometro zero. Va comunque precisato che chi si avvicina ai nostri mercati, lo fa perché cerca un tipo di prodotti diverso, caratterizzato dalla qualità. E qui, quando si parla di qualità, i produttori, che sono anche i venditori, riescono ad essere competitivi sul prezzo finale rispetto ad altre situazioni».
Nati nel 2001 i mercati di Campagna Amica sono cresciuti negli anni anche nel Ternano. «Oggi c’è molta più attenzione alla qualità rispetto a quando siamo partiti – racconta il presidente provinciale di Coldiretti – soprattutto negli ultimi due anni, in coincidenza con la pandemia, i ternani sono più esigenti rispetto a ciò che mangiano. E’ cresciuta la clientela e l’offerta tanto che diversi Comuni del Ternano ci chiedono di aprire nuovi mercati». Queste realtà tuttavia non sono immuni dalla contrazione dei consumi dovuta al caro prezzi. «Dall’inizio dell’anno ad oggi – prosegue Paolo Lanzi – abbiamo notato che la spesa su frutta e verdura è più contenuta. La clientela è rimasta la stessa ma fa “meno scorta”. La busta della spesa è più vuota. Il caro vita ha inciso sulla quantità, dunque, ma non sulla scelta della qualità dei prodotti».
La guerra in Ucraina ora apre nuovi scenari: da un lato la necessità di arrivare all’autosufficienza rispetto ad alcune materie e dall’altro quella degli approvvigionamenti. «Rispetto al primo punto – spiega il presidente provinciale di Coldiretti – la Regione ha consentito di recuperare, per la coltivazione, i cosiddetti “terreni a margine” che al momento erano “dormienti”, mentre per quanto riguarda gli approvvigionamenti ci saranno problemi, in particolare, per i fertilizzanti che importavano da Russia e Ucraina. Non è facile cambiare fornitori perché solo quelli di questi Paesi rispettano nei contenuti chimici i parametri dettati dall’Italia che sono molto più bassi rispetto al resto d’Europa».