Anna Valle è Lea: «La rivoluzione in tv sono le 50enni»

L'attrice, dopo l'apparizione a Sanremo 2022, torna su Rai1 con una fiction dedicata alle infermiere

Martedì 8 Febbraio 2022 di Ilaria Ravarino
Anna Valle è Lea: «La rivoluzione in tv sono le 50enni»

Dopo una toccata e fuga promozionale sul palco dello scorso Festival di Sanremo, Anna Valle - l'ex Miss Italia diventata, a 46 anni, volto popolare della fiction italiana - torna in tv stasera in prima serata su Rai 1 con la prima delle quattro puntate di Lea, un nuovo giorno.

Una serie medica in cui l'attrice romana interpreta «un'infermiera pediatrica, empatica, una donna che chiunque vorrebbe accanto in ospedale».

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Bambini, ospedali, malattia. Non sarà tv del dolore?
«No. È vero che raccontiamo il dolore, ma non lo facciamo con retorica. La parola chiave è leggerezza. Approfondiamo l'aspetto umano della malattia, così come la affrontano i medici: non solo come operatori sanitari, ma come persone».


I medici in tv trionfano. Come se lo spiega?
«Sarà che abbiamo tutti voglia di storie che finiscono bene e di eroi quotidiani. In tv ci appassiona la realtà, non le Guerre Stellari».


I medici in tv come i virologi di Checco Zalone: dopo la pandemia li guarderemo ancora?
«Sicuramente il successo dei medici in tv segue l'onda della pandemia. Ma per rispondere a questa domanda dovrei essere un produttore, o un esperto di sociologia. Io dico che se una storia è scritta bene, e i personaggi sono giusti, se il protagonista è un medico o un avvocato non cambia nulla».


E lei? Le guarda, le serie mediche?
«No, nemmeno da ragazzina. Agli eroi ho sempre preferito gli antieroi. Se devo scegliere un medico della tv, dico Dr House».

È stata a Sanremo. Bilancio dell'esperienza?
«Sono stata fortunata, non ho mai partecipato e mi è capitata l'edizione più vista degli ultimi anni. Prima che partissi non c'è stata una sola persona che non mi abbia detto: attenta alle scale. Ho pensato che me la volessero tirare».


E invece?
«È andato tutto bene. È un palco tosto, carico di aspettative. Un'iniezione di adrenalina. Ma sono andata e tornata in un attimo, non ho nemmeno incontrato un cantante: avevamo ingressi diversi sul palco, per via del Covid. Ho incrociato Matteo Romano, intravisto Achille Lauro».


Chi avrebbe voluto sul podio?
«Io veramente ascolto tutt'altra musica. Rock, soprattutto. Ma nella mia playlist ho Beggin' dei Maneskin».


Che pensa delle co-conduttrici di Sanremo?
«Che hanno portato sul palco ciascuna un aspetto di sé: il talento, la spontaneità, la capacità di farsi icona. A Sanremo ho visto rappresentato un nuovo modello di donna, che non si riduce agli aggettivi bellissima e giovanissima».


E nella fiction?
«La tendenza, ormai da qualche anno, è quella di restituire tridimensionalità ai personaggi femminili. Ma la novità, che appunto si è vista anche sul palco di Sanremo, è che si è alzata la media dell'età. Finalmente il pubblico può immedesimarsi in donne di quaranta e cinquant'anni. Sembra poco, ma è una piccola rivoluzione».


E se la chiamano a Sanremo, ci va?
«È un palco difficile e la conduzione mi appartiene meno, avrei bisogno della persona giusta accanto. Come conduttrici ce ne sono altre più brave di me, senza dubbio. Ma come spalla ci andrei, sarebbe una nuova sfida. Perché no?».

Ultimo aggiornamento: 07:54 © RIPRODUZIONE RISERVATA