Non è la prima volta che Mourinho si lascia andare a sfoghi così diretti con la squadra, come quello raccontato ieri dal Corriere dello sport.
PADRONE ASSOLUTO
Al di là del cambio di serie, quella di Mou è una strategia ormai nota: umiliare i calciatori per scatenare una loro reazione. E sin qui, chi più chi meno, avendo ormai imparato a conoscere il modus-operandi dello Special One, anche l’altra sera ha ‘accettato’ le durissime parole del portoghese. «Cose da spogliatoio» che come tali dovevano rimanere entro le quattro mura. E invece, il fatto che siano finite in pasto ai media, non è piaciuto alla squadra. La domanda che circolava ieri al Fulvio Bernardini, è chi poteva trarre giovamento a far trapelare una cosa così intima che andava a ledere esclusivamente la reputazione dei giocatori stessi, ritenuti gli unici colpevoli dell’eliminazione dalla coppa Italia. Non certo loro. Un attrito che si somma alle perplessità di alcuni elementi della rosa sulla gestione troppo ‘muscolare’ del portoghese. Si racconta che dopo una sconfitta, i calciatori evitino addirittura di passare davanti al suo ufficio. Insoddisfazione che si allarga anche ad alcune scelte tecniche e metodologie di campo, ritenute ormai sorpassate. Un malcontento non espresso direttamente ai ‘piani alti’ per due motivi: in primis perché non c’è un referente societario con il quale confrontarsi. Pinto viene visto infatti come una figura troppo vicina all’allenatore mentre i Friedkin non entrano per principio sulle questioni tecniche o nei rapporti tra José e squadra. Mourinho, poi, ad oggi è il padrone assoluto di Trigoria e continua ad avere l’appoggio della maggior parte del tifo. Segnali che i giocatori, o chi li segue, percepiscono. Ci si chiede, a questo punto, quanto durerà. E se a un certo punto ci sarà uno strappo. La parabola dall’esaltazione dei primi tempi alla possibile crisi di rigetto di questi giorni ricorda tristemente le esperienze già vissute al Manchester e al Tottenham, solo che qui va maledettamente più veloce.
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