Roma in finale di Europa League, capolavoro tattico di Mourinho e una grande prova
di sacrificio a Leverkusen (0-0)

I giallorossi respingono gli assalti del Bayer e il 31 maggio sfideranno il Siviglia a Budapest per vincere l’Europa League

Venerdì 19 Maggio 2023 di Stefano Carina
Roma in finale di Europa League, capolavoro tattico di Mourinho e una grande prova di sacrificio a Leverkusen (0-0)

dal nostro inviato


LEVERKUSEN - Dopo Tirana, Budapest! Trecentosettantotto giorni dopo aver eliminato il Leicester in semifinale di Conference League, la Roma di Mourinho concede il bis contro il Bayer Leverkusen, stavolta in Europa League: sarà finale contro il Siviglia.

Un trionfo di tattica, sofferenza, sacrificio e cuore.

Pagelle Bayer Leverkusen-Roma, Matic intellettuale del pallone (7,5), Mancini leader (7), Mourinho condottiero (8)

Un cuore grande, immenso, che ha permesso ai giallorossi di resistere all’inevitabile assalto dei tedeschi. Ma ridurre il match alla difesa del fortino non renderebbe merito ad una squadra e ad un allenatore che ancora una volta hanno saputo invertire ogni pronostico. Perché adesso è semplice, anche per i bookmakers, dare la Roma favorita il prossimo 31 maggio contro gli andalusi. Ma il percorso è stato tortuoso, difficile, lungo 14 partite, 2 in più di quello che si pensava all’inizio. E invece ci sono voluti anche i playoff per eliminare il Salisburgo, poi la Real Sociedad, il Feyenoord, fino a ieri sera quando lo scalpo è toccato ai tedeschi di Xabi Alonso. Finale a dir poco meritata, la seconda in due anni che porta la firma di un signore di Setubal che ha cambiato la storia recente di un club non abituato alla vittoria.

 
TROPPO BASSA
Anche ieri sera non è stato semplice. Il Leverkusen parte con il piede sull’acceleratore pressando alto. La linea difensiva guidata da Tah accorcia addirittura sulla mediana. La squadra di Xabi Alonso è così raccolta in 25 metri e costringe la Roma a cercare i lanci lunghi. Su uno di questi Abraham vince il duello aereo con Tapsoba, palla a Pellegrini che spedisce di poco a lato. La Roma c’è, guidata da Matic che si sdoppia su Wirtz e Demirbay, piedi e qualità a servizio dei tedeschi. È proprio la posizione del nazionale tedesco a infastidire i giallorossi perché Azmoun spesso arretra in stile Dzeko cercando la sponda o per lo stesso numero 27 oppure l’asse di destra composto dai velocissimi Frimpong e Diaby. Così facendo la Roma è chiamata ad allargarsi e stringersi in continuazione, stile fisarmonica, spendendo tante energie. E prima o poi l’errore arriva. Fortuna vuole che su una lettura sbagliata di Ibañez, Diaby si allarghi troppo al 12’ e da posizione impossibile colpisca la traversa. Il campanello d’allarme è però suonato. Mou si alza dalla panchina. Invita i suoi a salire, del resto lo schieramento con le due punte doveva essere propedeutico a non trasformare la gara in un assalto a Fort Apache. La pressione del Bayer è però costante: Demirbay impegna Rui Patricio in angolo e poi in una parata a terra. Il problema della Roma è soprattutto nella circolazione del pallone. Eccezion fatta per Matic gli errori si ripetono: Belotti non tiene un pallone che sia uno, Ibañez (con Cristante marcato a turno da Wirtz e Azmoun) chiamato alla costruzione sbaglia molto, Pellegrini e Bove sono assorbiti dai rispettivi compiti di mediano. E come se non bastasse dopo 32 minuti si fa male anche Spinazzola (muscolare): dentro Zalewski. 


GINI, L’EQUILIBRATORE
Mou capisce che così non si può continuare a lungo. Perché se è vero che la Roma ha perlopiù concesso tiri da fuori, la squadra è troppo bassa e la pressione va allentata con un calciatore capace di tenere il pallone. Fuori Belotti, quindi, è il turno di Wijnaldum. Pellegrini si alza vicino a Tammy. José ci ha visto lungo un’altra volta. La gara cambia, ora i giallorossi danno l’impressione di controllare più agevolmente. Anche perché l’olandese regala l’equilibrio che mancava e Lorenzo arretrando dà più opzioni di passaggio ai compagni. E diventa più lucido sui calci piazzati: una parabola fantastica per Mancini viene deviata con una spaccata da Tah quando la panchina giallorossa era già entrata in campo per festeggiare. I minuti corrono, il Leverkusen alza i giri del motore: prima Frimpong lascia sul posto Zalewski ma è bravo Ibañez a chiudere. Poi tocca a Rui Patricio salvare su un rasoterra di Demirbay con Mancini che evita il tap-in di Azmoun. Si soffre, è inevitabile, ma sempre senza perdere la testa. Xabi Alonso fa all-in con Adli per Bakker e Hlozek per Palacios; Mou replica con il rientrante Smalling. Ancora brividi per un tiro di Tah deviato da Matic e per una girata di Azmoun di poco a lato. Ma la Roma regge. E al fischio finale di Vincic, dopo gli interminabili 8 minuti di recupero, l’urlo dei 2000 tifosi alla Bayarena si unisce a quello di chi è rimasto in Italia. La Roma è in finale di Europa League. 
 


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