Roma, a Bodo ko amaro e tante tensioni: la trasferta di Conference ha lasciato strascichi

Sabato 9 Aprile 2022 di Alessandro Angeloni
Roma, a Bodo ko amaro e tante tensioni: la trasferta di Conference ha lasciato strascichi

Quando si pensava che il passato fosse in archivio, rieccolo, all’improvviso, come un pugno in faccia. Nel lontano Polo Nord, dove fa freddo e i campi sono in erba sintetica, dove gioca una squadra, il Bodø, che la Roma proprio non riesce a battere, si sono rivisti i vecchi tentennamenti: tre partite contro i norvegesi (due del girone, una dei quarti di finale di Conference), due sconfitte e un pareggio, dieci gol subiti e quattro realizzati. La quarta sfida contro la squadra di Kjetil Knutsen, quella decisiva, c’è giovedì prossimo ed è già sufficientemente elettrica: l’Olimpico aspetta, pieno di speranza, la Roma è avvolta nel suo sentimento di vendetta, che dovrà produrre una prestazione ragionata e non solo emotivamente frenetica.

Le motivazioni del gruppo di Mou, e lo abbiamo capito anche dopo le polemiche nel post gara di giovedì, sono alte, ma come ci arriva la squadra di Mou all’appuntamento, sotto il profilo tecnico e fisico? E cosa servirà per vincere, ricordando che non sarà sufficiente l’1-0? A Bodø si sono riviste alcune fragilità che abbiamo imparato a conoscere nel corso della stagione: un passo lento, i cambi che non cambiano marcia, la deconcentrazione che fa saltare tutti i piani, la perdita di autostima - e la paura - nel momento clou, caratteristiche che sembravano scomparse dopo le brillanti prestazioni contro Lazio e Sampdoria, oltre alla striscia positiva in campionato cominciata dopo la sconfitta contro la Juve. E inoltre è comparso - specie in alcuni elementi - anche un pizzico di stanchezza, ovvia in questa fase della stagione, specie per una squadra costretta ad andare avanti più o meno sempre con gli stessi elementi.

LA ROSA E I RICAMBI

Ciò che torna evidente è la mancanza di alternative all’altezza, vecchia teoria di Mourinho. Certi problemi - alla luce degli ultimi risultati - erano stati nascosti come la polvere sotto il tappeto. La striscia positiva aveva attenuato il problema. Se Mourinho decide, come a Bodø, di far rifiatare Micki, uno dei migliori, non trova in alternativa chi possa cambiare marcia, senza abbassare il livello. Zalewski è come un angelo piovuto dal cielo, ha tamponato il buco a sinistra, ma pure lui ha bisogno di un alter ego e Viña, come dimostrato fino a questo momento, non lo è. E siamo a due esempi, senza trascurare la questione Zaniolo che poteva essere utile come cambio, ma Mourinho se lo è perso per strada. La rosa è numericamente ampia, ma la qualità non è per tutti. La Roma non è per tutti.

FIATO CORTO

Si lega al discorso della rosa senza troppe alternative di qualità, una certa stanchezza filtrata nelle gambe di qualche giocatore che, per i motivi di cui sopra, è stato costretto a non fermarsi mai. Abraham è uno di questi: ha giocato 42 partite su 44; Cristante 40 (bloccato da una squalifica e dal Covid); Mkhitaryan 38; Karsdorp 40, e Mancini 37. Sono solo alcuni esempi, abbiamo selezionato i calciatori che di solito giocano di più, che fanno parte del gruppo dei saggi di Mou. Per non parlare di Rui Patricio, che ha saltato solo la sfida col Cska durante la fase a gironi, quindi 43 su 44: per lui si tratta più che altro di stanchezza mentale, non di tenuta fisica. La stanchezza si era notata anche nella seconda parte della sfida con la Sampdoria, ma lì la squadra è stata brava a non perdere almeno la testa, la concentrazione. La Roma a Bodo è andata a lampi: bene per metà del primo tempo e per una quindicina di minuti della ripresa. La continuità nei novanta minuti ammirata nel derby è l’esempio massimo, ma per forza di cose è anche l’eccezione. Certe partite sono irripetibili. La perfezione, insomma, non è di casa, ma ci si deve lavorare almeno per potercisi avvicinare. 

TESTA

La testa muove ogni cosa, ed è quella che, come ha detto Mourinho, è mancata a Bodø, specie nei minuti finali. La squadra si impaurisce, arretra, lascia l’iniziativa agli avversari, confidando sulla forza acquista ultimamente dalla difesa. Ma poi un episodio cambia i piani e si perdono sicurezze e a volte si paga: a Genova la schiena di Smalling (su tiro di Quagliarella) ha evitato il pareggio in extremis, in Norvegia il piede di Viña ha deviato in porta il colpo di testa di Vetlesen. A Marassi è stata salvata la vittoria, mentre in Conference è arrivata la sconfitta, che ora va rimontata e non sarà una passeggiata. Ci vorrà una prestazione perfetta, contro una squadra ben organizzata e che ormai ha capito come mettere in difficoltà la Roma.


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