È nel suo destino: far discutere.
Cosa spera di raggiungere con la Roma?
«So dove sono e so per cosa sono venuto. Quello che cerco di trovare è un equilibrio: essere intelligenti sul mercato, creare un’identità e la stabilità nel club. La Roma deve avere successo, una città come Roma, la storia dietro di noi...Ho il massimo rispetto per Lazio e la sua storia, ma la Roma è la squadra della gente. I romani sono romanisti».
La mia immagine preferita del suo arrivo è quella di lei sulla Vespa, come è nata l’idea?
«È stata un’idea del club, perché c’è una Vespa iconica che si chiama Specialone. Poi sono arrivato e hanno fatto quel murales, ma ora è la mia Vespa, quando andrò via verrà con me. C'è anche del materiale di merchandising, la gente mi collega alla Vespa e onestamente mi piace questa cosa».
Cosa significa per lei questa foto con Sergio Oliveira da bambino?
«Pazzesco. Ero al Porto, Sergio era un bambino che giocava per strada, vedeva me e i giocatori ed era quello che voleva diventare un giorno».
Non aveva visto questa foto prima?
«No. La signora mi dice: 'Un giorno giocherà per te', io le ho detto 'forse'. Continua ad allenarti, non si sa mai'. Ed è capitato».
So che suo padre era un giocatore professionista, sua mamma un'insegnante. Quanto è stata importante per lei la tua famiglia?
«Puoi innamorarti del calcio, del lavoro, di molte cose, ma se non ami la tua famiglia, i tuoi amici e cari, non sei nessuno. Penso che nel calcio sia importante che non lavori per te stesso, ma per gli altri. Io lavoro per i giocatori, per i tifosi, per la mia famiglia, per i miei amici, per quella felicità e quando porti quell'amore nel dna del tuo lavoro penso che sei un passo avanti. Mi motivo sempre con le persone che amo».
Sei pronto a cambiare la tua natura?
«Quella no, non lo sono. Sono pronto invece a cambiare il mio approccio».
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