False plusvalenze, sotto inchiesta c'è tutta la serie A: non solo Torino e Roma, si muovono una decina di procure

Gli scambi fittizi di giocatori vanno avanti dal 2001 ma solo nel caso Chievo-Cesena ci furono penalizzazioni

Venerdì 7 Aprile 2023 di Alberto Abbate e Valeria Di Corrado
False plusvalenze, sotto inchiesta c'è tutta la serie A: non solo Torino e Roma, si muovono una decina di procure

Si scoperchia il vaso di Pandora del calcio italiano.

Non solo Juve, Roma e Lazio. Inchieste aperte in tutte le Procure, da Bologna a Genova, passando per Cagliari, Empoli, Udine, Verona, Modena e Bergamo. Sulle serie A rischia di abbattersi un terremoto vero, se spunteranno altre prove di un sistema fraudolento e doloso. Sono tante le società sospettate di aver realizzato illecite plusvalenze con la compravendita di giocatori a prezzi “gonfiati”. La competenza dei pm è territoriale: si radica sulla base del comune in cui si trova la sede del club coinvolto. Nel caso della Lazio, infatti, indaga la Procura di Tivoli proprio perché la società biancoceleste ha il suo “quartier generale” a Formello.

L'inchiesta sulle false plusvalenze

L’utilizzo di plusvalenze fittizie è una prassi consolidata ormai da oltre un ventennio. La prima volta se ne parlò nel 2001 con Milan e Inter, anche se poi i magistrati non riuscirono a dimostrare penalmente l’illecito, come anche nel 2008, quando fu coinvolto anche il Genoa. Poi, nel 2018, Chievo e Cesena vennero sanzionati dalla giustizia sportiva con penalizzazioni che segnarono il loro destino. Ma sicuramente la vera “bolla” è scoppiata ora con la Juve e, con un effetto domino, sta coinvolgendo tutte le squadre con le quali la dirigenza bianconera ha scambiato giocatori. Quarantadue operazioni sotto indagine, da Audero a Rovella, passando per Arthur, Pjanic, Cancelo e Danilo.

 

In altri casi, però, i fascicoli sono stati aperti sulla base di verifiche fiscali già avviate in autonomia dalla Guardia di Finanza sulle società calcistiche e poi, dove è stato trovato il “fumus commissi delicti” (ossia la probabilità effettiva della consumazione del reato), le carte sono state inviate alle rispettive Procure competenti. I reati contestati, a seconda delle posizioni, sono: emissione di fatture per operazioni inesistenti, false comunicazioni sociali, dichiarazioni fraudolente. Stipendi e carte private sono sotto la lente d’ingrandimento. Tutto però parte dalle plusvalenze, ossia il guadagno che una società fa con la vendita di un calciatore, meno la quota di ammortamento del cartellino che era ancora a bilancio. Un esempio: compro un giocatore a 10 milioni di euro con un contratto di 5 anni, quota di ammortamento 2 milioni all’anno. Se dopo tre anni lo vendo a 20 milioni di euro la mia plusvalenza sarà: 20-(10-2x3)=16. Ovvero la cifra che incasso, meno quanto ho ancora a bilancio: cifra che si ricava da quanto l’ho pagato meno la quota di ammortamento (2) per gli anni che ho avuto in squadra il giocatore (3). Ecco il 16 come risultato. Fare una plusvalenza su un calciatore significa individuare un talento, crescerlo, allevarlo per poi cederlo a una squadra top. Tutti in Europa lo fanno. 

SCAMBI A SPECCHIO

Il problema sorge quando la plusvalenza viene effettuata con uno scambio di giocatori alla pari, ovvero a “specchio” - termine riportato negli atti della Procura di Roma e di Torino - per la valutazione di ogni cartellino. La plusvalenza a specchio crea un valore positivo per il bilancio (che cresce proporzionalmente al valore attributo al giocatore) ma comporta una serie di costi per i bilanci successivi che appesantiscono la situazione societaria nel futuro. Il vero nodo è: chi può decidere quanto vale un giocatore? La Figc da anni sta cercando uno strumento oggettivo, che sia un algoritmo, un bilancio sportivo e uno economico, e fare in modo che suoni da allarme se i valori non dovessero tornare e quindi cominciare a controllare in anticipo. Lo stesso presidente della Lega di Serie A, Lorenzo Casini, aveva dichiarato: «Di per sé le plusvalenze non sono un male, il problema è l’abuso». Come limitarlo? Il Governo vuole intervenire in modo serio. Il ministro per lo Sport Andrea Abodi ha già annunciato la volontà di dare un contributo «di concerto con il Parlamento». E il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti ha aggiunto: «Si dà per scontato che vi sia un ricorso sistematico a plusvalenze fittizie nel mondo delle società professionistiche del calcio. Ne ho parlato con il collega Maurizio Leo (viceministro al Tesoro) e stiamo riflettendo se la normativa fiscale art. 86 del testo unico sull’imposta dei redditi in qualche modo fotografa in modo coerente e corretto questo fenomeno. Quando una plusvalenza diventa deliberatamente artefatta lo Stato deve mettere mano per evitare che questo accada». Le Procure di tutta Italia sono intervenute prima. 

Ultimo aggiornamento: 14:22
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