Paolo Di Canio ha detto no all'Arabia Saudita.
«La sua stima mi ha inorgoglito», ha detto Di Canio, «anche perché non abbiamo un rapporto speciale: qualche partita a padel, due chiacchiere e nulla più, quindi se ha pensato a me è perché crede nelle mie idee e nel mio lavoro. Voglio ringraziarlo, insieme al responsabile dei contratti della Aff Abdallah: non è stato facile decidere, ho tentennato a lungo, alla fine ho scelto di seguire il cuore».
Una battuta Di Canio l'ha riservata al caso scommesse che sta coinvolgendo diversi calciatori italiani: «Credo ci sia troppo buonismo, si tende a comprendere e giustificare. Premesso che bisogna aspettare l’esito dell’inchiesta e rispettare chi soffre di malattie come la ludopatia, voglio essere schietto: se qualcuno, con il mondo davanti, fortunato, rischia di sciupare tutto per comportamenti leggeri è un cog***ne, non un poverino. E se vengono accertate responsabilità, oltre agli organi federali anche le società devono punirli. Sennò come al solito si fanno solo belle parole».
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