Più che il crocevia stagionale, questa semifinale contro il Manchester United somiglia molto ad una resa dei conti.
VITTORIA FACILE
Oltre alla predisposizione per un torneo che ha visto i giallorossi vincere 9 delle 12 partite sin qui disputate (4 nel girone eliminatorio, 5 nella fase ad eliminazione diretta), segnare 26 reti e subirne 9 (ma 3 nell’inutile trasferta di Sofia dove Fonseca schierò addirittura 3 Primavera: Boer, Bamba e Milanese), l’ottimismo arriva dal fatto che per 180 minuti la Roma si ritrova. Magari non al massimo della condizione, con Spinazzola e Smalling che si aggregano last-minute dopo il collaudo di Cagliari, ma in campo scenderà quell’undici (orfano del solo Mancini squalificato all’andata) che Fonseca aveva in testa dall’inizio della stagione (anche con sostituti all’altezza) e che invece i 51 infortuni stagionali hanno permesso di rado di vedere insieme. Spazio dunque a Dzeko che soltanto tre giorni fa ha tracciato quello che deve diventare in queste ore il manifesto d’intenti da affiggere a Trigoria: «Lo United è la squadra favorita. Ma il fatto che abbiamo raggiunto le semifinali ci dà il diritto di crederci». E soprattutto di provarci.
“VECCHIE” VOLPI
Perché nelle due gare, i singoli faranno la differenza. E calciatori come Edin, che ultimamente sta prendendo quota, Mkhitaryan, Smalling o Pellegrini, hanno le qualità per lasciare il segno. I 30 gol segnati in Europa dall’ex City - che lo hanno eletto miglior marcatore del club a livello europeo - non sono arrivati per caso. Come l’ultimo trofeo europeo del Manchester che porta la firma di... Smalling e Mkhitaryan. Sì, proprio loro due che nella finale contro l’Ajax di 4 anni fa furono decisivi: assist dell’inglese e gol del 2-0 dell’armeno. Ora vogliono ripetersi ma da ex. Giocare nell’Old Trafford senza pubblico è un altro punto a favore, più di quanto avrebbe potuto rappresentare un Olimpico strapieno al ritorno. Perché la Roma di Fonseca ha dimostrato spesso e volentieri di soffrire l’evento.
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