IL PRESIDENTE
Ieri ha festeggiato 64 anni di cui 17 come presidente della Lazio.
L'ALLENATORE
Un anno intero a rincorrere una firma. Dalle frizioni, al gelo per poi tornare di nuovo vicini. Lotito e Inzaghi si lasciano e si prendono dal giorno della qualificazione in Champions della passata stagione. Solite incomprensioni poi la schiarita a capodanno. Il contratto è lì ma non c’è nessuna firma. Prima si parlava dei soldi ai collaboratori, poi di alcune garanzie tecniche. Già peccato che il risultato sia ancora lontano. «La firma a fine stagione» ripetono da settimane i due protagonisti. La sensazione è che entrambi stiano aspettando qualcosa. Come una coppia che si trascina stanca. O c’è la scossa potente che li fa tornare vicini o tutto può precipitare. Questa attesa sta diventando estenuante. Logorante. Firmare tanto per farlo sarebbe folle soprattutto alla luce di una nuova stagione che a meno di miracoli non vedrà la Lazio in Champions ma piuttosto impegnata in una guerra mediatica con la Roma. Eh già perché non si può ignorare l’effetto che avrà Mourinho su Roma. Ecco perché serve un segnale forte anche dal presidente Lotito. E non per rispondere ai giallorossi, non è nello stile del presidente biancoceleste, ma per dare ai tifosi laziali una solida certezza: SimOne. Lo Speciale One di casa Lazio.
I DIRIGENTI
Ci risiamo: il mercato è sotto accusa. Nell’anno in cui la Lazio è arrivata in Champions le scelte fatte in estate hanno finito per non rinforzare la squadra. Il solito errore urlano sui social e nelle radio i tifosi che puntano il dito anche contro il mister reo di aver avallato le scelte. Non è un caso che l’unico ad aver trovato un posto stabile è Reina. Gli altri hanno finito per essere delle comparse. In ultimo Pereira praticamente mai preso in considerazione. La panchina lo ha innervosito e contro la Fiorentina anziché dare la scossa ha rimediato due cartellini gialli in 17 minuti. Ma lui è solo l’ultimo di una lista che parte da Hoedt (il mi piace sotto il risultato di Fiorentina-Lazio ha fatto infuriare tutti) e Musacchio in difesa, passa per Escalante e Fares a centrocampo e finisce con Muriqi in attacco. Serviva una panchia più profonda e con più qualità per affrontare le tre competizioni. Questo ritornello a Formello sembra però non entrare in testa a nessuno. E non è un caso che Inzaghi ripeta in continuazione: «La Champions l’abbiamo persa nel girone d’andata». Già, proprio quando servivano i rinforzi.
LA SQUADRA
Che il miracolo Champions avvenga o meno in vista della prossima stagione c’è solo una certezza: la Lazio deve fare un mercato importante. Questo perché è palese che un ciclo sia finito e se se ne vuole aprire uno nuovo c’è bisogno di fare una rivoluzione. Sia chiaro: non va buttato tutto all’aria. Bisogna ricominciare. Quella biancoceleste, in Champions, è stata la squadra con l’età media più alta. In Europa giocano in pianta stabile giocatori classe 2001, nella Lazio si fa fatica a farli esordire anche quando la squadra è dimezzata dagli infortuni. Senza quarto posto molti vorranno cambiare aria, altri invece lasceranno per “limiti d’età”. Conti alla mano per la prossima stagione serviranno almeno 5-6 acquisti. Ma nella migliore delle ipotesi. Serve un portiere titolare: Reina farà da chioccia e Strakosha è ormai perso. Due riserve per Acerbi e Radu (questa manca da almeno 10 anni). A centrocampo Leiva potrebbe cambiare aria, Luis Alberto non ha un doppione così come Milinkovic (ieri operato al naso: al derby ci sarà). Per non parlare dell’attacco Correa non dà garanzie, Caicedo è stato sacrificato sull’altare di Muriqi e Immobile da solo non può reggere tutto il peso.
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