Un segnale forte e chiaro.
TEMPO DI RISPOSTE
Non è sicuramente un caso che il numero uno della società e l’allenatore dicano le stesse cose, anche se usando toni e modi diversi. Se la Lazio non riesce a rendere come squadra dal punto di vista collettivo è perché qualcuno, probabilmente in modo inconscio, ancora non riesce a staccarsi da Inzaghi e da quel modo di gestire la settimana lavorativa e le partite. Da una parte c’è Sarri che lamenta il poco tempo per lavorare come vorrebbe, ma dall’altra c’è un gruppo di giocatori che scende in campo e si esprime in maniera troppo altalenante e pare non gradire tanto i rimi incessanti di allenamento. A Bergamo con l’Atalanta e con la Fiorentina in casa sono state le uniche partite dove il tecnico, a fine gara, è entrato nello spogliatoio, esaltando tutto e tutti: «Così si deve giocare, così dovete fare». Ma due partite in mezzo a ventitré sono troppo poche. E nascondono altro. Sul banco degli imputati ci finiscono i big come Milinkovic, Acerbi, Leiva, Felipe Anderson, Luiz Felipe e anche lo stesso Luis Alberto, anche se quest’ultimo, nonostante più di qualcuno lo indichi come il più indisciplinato, alla cena di Natale è stato uno dei pochi a restare fino alla fine con Immobile. Si è perfino abbracciato con Lotito. Un evento. Sono i big che dovrebbero dare l’esempio agli altri e trascinarli. Quelli che stanno da più tempo a Formello sanno cosa significhi giocare per la Lazio, almeno è ciò che spera Lotito.
OCCHIO SERGEJ
Ed è proprio quello che pretende il presidente, non a caso, durante il suo discorso, ha citato Klose. Un campione che faceva gol, ma era anche serio e professionale per tutta la settimana. Era il suo modo di essere leader e di trascinare i compagni. Non aveva bisogno di urlare o sbraitare. A parole sono tutti bravi e pronti a seguire Sarri, vedi Milinkovic e quanto ha detto alla cena dell’altra sera o Acerbi che chiede scusa a tutti per Reggio Emilia, ma poi sul terreno di gioco il linguaggio del corpo dice l’esatto contrario. Se i giocatori sbagliano la linea difensiva o i centrocampisti non rispettano le distanze una o due volte può essere legato alla concentrazione, ma se gli errori si ripetono sempre e comunque, allora è superficialità e menefreghismo. Il problema è che Sarri è un buono ed è convinto di entrare nella testa dei più scettici, la questione è capire se sia troppo tardi o meno. Per Milinkovic o altri che ora devono far vedere se sono sul pezzo oppure, come sembra, stanno già pensando a giugno e a dove andare. Se è così, è inutile il lavoro di Sarri e il progetto con quelli che ci sono. Col Genoa la risposta più attesa.
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