Juve, dopo l'eliminazione diktat
di Conte: "Confermiamoci in Italia"

Venerdì 13 Dicembre 2013 di Timothy Ormezzano
Antonio Conte e Andrea Agnelli (LaPresse)
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TORINO - Spietata in Italia, spaesata all’estero: la Signora ha due facce. Patologia europea ormai conclamata dal 1996, anno dell’ultimo trionfo internazionale (al netto dell'Intertoto del 1999).

Ieri, nel day-after la scottante eliminazione dalla Champions nel gelo di Istanbul, la Juve si è trincerata dietro alle porte chiuse di Vinovo. Musi lunghi e poca voglia di parlare.



Conte ha chiesto ai suoi una reazione immediata, domenica (ore 18.30) contro il Sassuolo, proprio come era successo dopo il ko di Firenze. Il tecnico ha ancora tanta fame: vuole il terzo scudetto consecutivo (ieri, intanto, ha ricevuto il suo primo Tapiro d'Oro... da Striscia), la Coppa Italia (mercoledì alle 21 c'è Juve-Avellino) e quell'Europa League che verrà consegnata proprio allo Stadium, nel cortile di casa. La Juve vuole imitare il Chelsea: «L’anno scorso noi abbiamo eliminato i Blues ma loro hanno vinto l’Europa League, e quindi è andata meglio per loro», aveva ricordato in tempi non sospetti Buffon. «L’ex Coppa Uefa rappresenterebbe comunque un’opzione importante», aveva sottolineato anche il presidente Agnelli, ieri al capezzale della squadra, assicurando inoltre agli azionisti bianconeri che «nel malaugurato caso di uscita dalla Champions, gli investimenti del nostro piano quinquennale non cambieranno».



Nessun drastico ridimensionamento, anche se la precoce eliminazione dall'Europa porterà nelle casse, esclusi i ricavi da Stadium, 23 milioni in meno dell'anno scorso, “soltanto” 16 se la Signora si dovesse aggiudicare l’Europa League. Le strategie insomma non cambiano. A gennaio la Juve darà comunque la caccia a un esterno offensivo (Biabiany?) e un centrocampista (Nainggolan?), e se arriverà una proposta economica importante libererà Vucinic. In estate, poi, potrebbero partire Conte e un pezzo grosso: più Vidal di Pogba .
Ultimo aggiornamento: 10:08

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