Fascetti: «Gli allenatori passano, il club no. I tifosi laziali sogneranno ancora»

Domenica 30 Maggio 2021 di Daniele Magliocchetti
Fascetti

Il suo cuore è diviso a metà, una parte nerazzurra una biancoceleste. L’Inter però non l’ha mai allenata, la Lazio sì e la “sua”, nota come la “Banda dei meno nove” è una delle squadre a cui i tifosi laziali sono più legati. Eugenio Fascetti, per gli amici Neno, è un pezzo di storia, leggenda biancoceleste. E’ stato lui a riportare la Lazio in serie A nell’88, ma non se l’è mai goduta perché, dopo un brutto litigio con la società, scelse di lasciare. Un divorzio improvviso, lacerante, che lasciò di stucco l’intero ambiente. Nessuno se l’aspettava, un po’ come Inzaghi. 
Lo sa che qualcuno in questi giorni ha paragonato il suo addio a quello di Inzaghi? 
«La mia fu una separazione abbastanza forte, questa di oggi è blanda. Decisi io di andarmene, fu una scelta personale, diversa da quella di Inzaghi. Io litigai con la società, ma è un argomento di cui preferirei non parlare più. Simone e Lotito non hanno avuto liti, io sì». 
Che idea si è fatto di questa storia? 
«Avrei giurato che andava a finire così, a me sarebbe piaciuto vedere una continuazione del lavoro di Inzaghi, purtroppo non ci sarà. Un vero peccato».
Tanti tifosi si sentono traditi. 
«Non parlerei di tradimento. Nel nostro mondo queste cose succedono. Evidentemente la sirena Inter è stata troppo forte. È una decisione che va rispettata». 
La sua idea? 
«Bisogna vedere cosa è successo la sera dell’incontro con Lotito. Se c’è stata una stretta di mano, avesse dato la sua parola sul contratto ed è lui che è mancato, allora sarebbe grave. Brutta e non da persona seria». 
La stretta di mano è una firma, no?
«Certo, non scherziamo. Se hai dato la parola e non l’hai mantenuta, allora ha sbagliato. E molto anche». 
Se al tempo la “sua” Inter o perfino la Juve l’avessero chiamata? 
«Non me ne sarebbe fregato nulla. Potevano offrimi la luna, ma non avrei fatto nessun voltafaccia. E’ una questione di serietà e di rispetto. Se ci siamo lasciati e ci vediamo domani per la firma, per me, lo ripeto, è una cosa finita». 
E adesso? 
«Lotito cerchi un buon allenatore, faccia una bella squadra e tutto verrà dimenticato. Si ricordi bene che noi, i Fascetti, gli Inzaghi, passano, la Lazio rimane eh. Dopo un attimo di smarrimento, si ritorna a tifare e a sognare. Andrà così». 
Un consiglio alla Lazio, se la sente? 
«Un tecnico giovane». 
Un nome? 
«Italiano. Mi intriga, ha vinto a Trapani in C, in B con lo Spezia, ha fatto una bella serie A con un organico un po’ così, diciamo. Ha fatto vedere un bel gioco. Per me sarebbe il nome perfetto». 
Sarri e Mihajlovic? 
«Sinisa è un laziale dentro. Sarri non lo conosco, da quando è entrato nel giro grosso sia a Napoli, col Chelsea e con la Juve ha vinto. E’ una scelta del presidente, ma bisogna vedere che squadra vuole fare. Se vuole migliorare, deve rinforzare un organico che è già forte». 
Ma Inzaghi che allena la “sua” Inter, come lo vede? 
«Ha tutto per fare bene, avrà delle responsabilità enormi.

Sarà un’avventura pure per lui. Auguri». 

Ultimo aggiornamento: 19 Febbraio, 12:00
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