Evan N'Dicka lascia l'ospedale Santa Maria della Misericordia di Udine poco dopo l'ora di pranzo di ieri. La Roma opta per un'uscita secondaria, volta a dribblare i pochi cronisti ancora presenti in loco. L'ivoriano raggiunge la stazione ferroviaria e insieme al medico sociale Manara opta per il treno, anziché dell’areo, come mezzo per tornare nella Capitale.
Gli ultimi esami
Gli ultimi esami svolti ieri prima delle dimissioni dalla struttura ospedaliera, escludono definitivamente l'ipotesi di infarto, confermando quella che nella serata di domenica appariva l'ipotesi più accreditata. A generare il malore per il difensore è stata quindi la compressione muscolare sul polmone, una sorta di sacca d’aria tra i due strati della pleura (la sottile membrana trasparente a due strati che riveste i polmoni e la parte interna della parete toracica) dovuta ad un contrasto avvenuto in precedenza con il centravanti dell'Udinese, Lucca. Il tutto confermato in serata da una nota ufficiale del club nella quale, oltre ai ringraziamenti dovuti «alla grande professionalità e disponibilità dell'Udinese, dell’arbitro Pairetto, del pubblico presente allo stadio, del personale medico e sanitario dell’ospedale Santa Maria della Misericordia», è stata fatta chiarezza sulle condizioni del ragazzo: «In seguito a un dolore acuto precordiale e alterazioni aspecifiche all’elettrocardiogramma effettuato in sala di prima urgenza allo stadio il giocatore è stato ricoverato (...) - si legge - Sono stati effettuati controlli cardiologici di primo e secondo livello risultati negativi per patologia cardiaca. Alla luce degli ultimi esami effettuati il quadro clinico è compatibile per trauma toracico con minimo pneumotorace sinistro. Il calciatore è stato dimesso e effettuerà ulteriori controlli a Roma». Prima di lasciare Udine, il difensore ha ricevuto la visita del suo connazionale Kamara, tesserato con l'Udinese: «Sta bene, sono qui perché siamo molto amici», le parole all'uscita. A tal proposito, anche Aouar domenica sera aveva chiesto alla Roma di poter restare vicino all'amico e non rientrare nella Capitale. Decisione poi rientrata nel momento in cui all'algerino è stato spiegato che non avrebbe avuto senso restare lì, visto che non sarebbe potuto rimanere nella stanza a fianco di Evan.
Le reazioni
Ora, per l’ivoriano, inizia un'altra partita. Che lo vedrà sempre protagonista ma non immediatamente in campo. Per quello ci vorrà un po’ di tempo, come ha spiegato il professor Pino Capua nell’intervista sottostante. La stagione non è conclusa ma il difensore dovrà trascorrere un periodo di riposo, aspettando che si riassorbisca lo pneumotorace, e poi svolgere nuovi esami. Soltanto in seguito, dopo il via libera, potrà tornare in campo. Il peggio, di sicuro, è alle spalle. Giulio Trillò, direttore della Struttura Operativa Regionale Emergenza Sanitaria, racconta con un sospiro di sollievo quanto accaduto in campo e i timori di come, in un primo momento, la patologia riguardasse l’aspetto cardiologico: «Il dubbio era proprio questo e una sintomatologia del genere comprende sempre tre cose. Ossia i sintomi che c'erano, l’elettrocardiogramma e il dosaggio di una serie di enzimi cardiaci che viene fatto solo in ospedale. I sintomi erano presenti e quindi c’era tutta la giustificazione di fare un approfondimento presso l’ospedale». Un'efficienza, tra coordinamento medico, prontezza di De Rossi e comprensione sia del tecnico dell'Udinese Cioffi che dell'arbitro Pairetto, che ha meritato un plauso anche da parte del presidente del Coni, Giovanni Malagò: «È in assoluto un bel precedente. Tutti sono stati bravi. Allenatori, le squadre, bravo l'arbitro. Bene da ogni punto di vista».