Il sogno svanisce a cinque metri dal realizzarsi, i cinque metri del tiro di rigore. La nuova Serbia dai 7 debuttanti, che dopo un ciclo d’oro ne comincia un altro, batte il Settebello.
Dettagli. La differenza l’hanno fatta i dettagli in una partita che andata avanti botta e risposta e tutti i quattro tempi sono finiti in parità, 2-2, 3-3, 4-4, 2-2, un gol di uno (l’Italia, spesso), un gol dell’altro (la Serbia, purtroppo). “C’à mancato lo strappo del più 2” dicono tutti, specie riferendosi al quarto periodo, alla rete di Ubovic che, a 48 secondi dalla fine e in parità numerica (“prendere un gol in parità fa male, non dovevamo prenderlo” dice Di Fulvio), mette i babies serbi contro Del Lungo e i bravi azzurri contro Mitrovic, portiere che i rigori sa come fermarli, e ne ferma uno in più. Segna Fondelli e segna Drasovic, non segna Di Somma e non segna Radulovic, segnano Di Fulvio e Vukovic, Presciutti e Jaksic, il botta e risposta sembra continuare anche nei rigori dopo il gioco giocato.
Però non segna Damonte, e qui la risposta non c’è: Rasovic, al quale in corso di partita Del Lungo aveva parato un rigore, questa volta lo mette a segno. La Serbia va a lottare per il primo posto, l’Italia per il quinto. “Ora dobbiamo pensare a vincere le partite che restano, dobbiamo onorare il torneo e il Settebello” dice Campagna. E aggiunge: “Rimproveri? Non ne ho da fare ai ragazzi: hanno dato l’anima. Complimenti, non siamo stati da meno”. Non fosse entrato il tiro di Ubovic, staremmo a pensare ai dettagli buoni anziché a quelli cattivi. “Questo è lo sport” commenta Di Fulvio. “Forse siamo arrivati qui troppo carichi: aspettavamo questa partita da otto giorni” spiega Campagna. “E che tutti abbiano dato l’anima mi fa dire che non è una sconfitta, ma un percorso”. Un percorso che sullo sfondo ha la Torre Eiffel.