Il ritorno di Bolle: «In tv per crescere»

Venerdì 22 Dicembre 2017 di Rita Vecchio
Il ritorno di Bolle: «In tv per crescere»

Il nuovo anno Rai parte a passo di danza. Quella di Roberto Bolle. Contaminata e creativa. Classica, pop e futurista. Sarà affidata all'étoile scaligero, infatti, la prima serata di Rai1 Danza con me, in onda il primo gennaio 2018. «Con questo programma la rete vuole crescere», ha detto Angelo Teodoli, direttore Rai1. Tanti gli ospiti: i ballerini Polina Semionova, Nicoletta Manni e Lil Buck. E poi cantanti come Sting con Inshallah, brano sui migranti per Ahmad Joudeh, ballerino siriano-palestinese perseguitato dall'Isis per la prima volta con Bolle. E Tiziano Ferro e Fabri Fibra. L'ironia di Pif, Virginia Raffaele, Geppi Cucciari. Fino a Miriam Leone e a Marco D'Amore, trait d'union del programma.
 

 
 
Bolle porta la danza fuori dal teatro?
«La mia missione è stata sempre di allargare il suo pubblico, facendola uscire dalla nicchia. La tv in questo ha una forza mediatica enorme».

Consapevole di essere l'icona del ballerino contemporaneo?
«Sì. E lo faccio avvicinandomi al pubblico televisivo. Ecco perché a Sanremo avevo scelto We Will Rock You dei Queen».

Era stato criticato.
«Secondo alcuni, all'Ariston avrei dovuto portare il mondo classico, ma sarei stato un pesce fuor d'acqua. Se è vero che alla Scala arriva la musica dei Pink Floyd o di Vasco Rossi, non vedo perché io non possa fare altrettanto. Mi spiace di avere sconvolto qualcuno in quell'occasione».

Il teatro non riesce ad aprirsi?
«Si fa troppo poco per adeguarsi ai tempi. Qualcuno vorrebbe vedere Il Lago Dei Cigni o Gisele sempre. A volte, ha più impatto una danza meno leziosa, più forte nella dinamica e legata a giochi di luci e proiezioni. Questo crea una ricchezza visiva che è vicina alle generazioni dello smartphone».

C'è tanta competizione?
«Più tra le ragazze che tra i ragazzi. Quando ho iniziato eravamo in due soli maschi. Oggi all'Accademia della Scala sono 70 su 166».

Ma competizione cattiva? Molestie?
«No. Mai distruttiva. Sono più le storie che si sentono al Bolshoi. A differenza di altri mondi, il talento qui è evidente e non lo si può fermare. Invidie e gelosie esistono, ma distruggere un'altra persona non serve».

A volte sui social scrivono che lei è gay.
«In realtà, non mi dà fastidio. È normale che la gente parli. Che commenti».

Momenti difficili?
«Quando ho lasciato la mia famiglia per studiare alla Scala. Ho sofferto di solitudine e nostalgia. Mia madre mi disse: Vediamo come va. E mi iscrisse comunque al Liceo di Vercelli perché non sapevo se sarei riuscito a rimanere a Milano».

La sua famiglia sempre presente?
«È il mio punto di riferimento. Sentirmi amato mi ha dato solidità».

Piange spesso?
«Ho pianto. Ora non tanto. Vedo le cose positive della vita. Relativizzo, consapevole che i momenti di stress e di difficoltà ci sono, ma sono sempre un privilegiato».

Su Rai1 ci sarà anche Ahmad Joudeh, grande esempio di forza e coraggio, che ha vinto ogni tipo di guerra.
«Un incontro commovente, quello di Amsterdam, dove l'ho conosciuto. Io ero il suo idolo. Il suo pianto, liberatorio. Ahmad è capace di insegnare a tutti di lottare per il proprio sogno. Sempre».
 

Ultimo aggiornamento: 11:50 © RIPRODUZIONE RISERVATA