Il "Pinocchio" di Matteo Garrone: "Il mio burattino così italiano, così universale"

Venerdì 13 Dicembre 2019 di Michela Greco
Pinocchio di Matteo Garrone

«Con Il racconto dei racconti ho iniziato a esplorare un territorio in cui si mescolano il reale e il soprannaturale e sono entrato in un mondo magico. Questo Pinocchio però fa storia a sé: ogni fotogramma di questo film mi appartiene ma volevo arrivare a tutti, fare un film popolare come lo era il capolavoro di Collodi». Affascinato dalla favola del burattino da quando era bambino, Matteo Garrone ha finalmente raccontato per immagini con Pinocchio (al cinema da giovedì 19), quello che davvero, per ogni narratore cinematografico, può essere considerato “il racconto dei racconti”, ricco com’è di simboli, archetipi, allegorie e suggestioni, anche spaventose.

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Una fiaba che rappresenta una grande occasione e un grande rischio per ogni regista, a cui anche Fellini danzò a lungo intorno, e a cui Garrone ha offerto la potenza di un racconto di grande qualità visiva e l’atmosfera magica di un mondo antico popolato di suggestivi animali antropomorfi. «Abbiamo fatto questo film per far riscoprire un grande classico molto vivo nell’immaginario di tutti. Sono partito dalle origini – ha spiegato Garrone – Narrativamente volevo rimanere fedele al testo di Collodi e dal punto di vista figurativo il mio punto di riferimento sono state le illustrazioni di Enrico Mazzanti e i dipinti dei Macchiaioli. Anche il Pinocchio di Comencini mi ha ispirato per la sua atmosfera e il senso di povertà». Geppetto, qui, è incarnato da Roberto Benigni (che nel suo film del 2002 aveva interpretato invece il burattino), invecchiato e segnato dalla povertà. «Non ricordo qual è l’ultimo Pinocchio che ho visto in Italia e chi lo abbia fatto, ma questo di Garrone è il più bello che abbia mai visto - dice ridendo – Geppetto è il padre per eccellenza, il padre più famoso del mondo insieme a San Giuseppe: entrambi hanno figli adottivi che scappano, muoiono e risorgono. Essere nel Pinocchio di Garrone è stato per me il compimento di un percorso, Matteo è uno dei più grandi registi di tutti i tempi, per lui farei anche la balena».

Con quattro ore di trucco al giorno il piccolo Federico Ielapi si è trasformato in Pinocchio, circondato da interpreti perfetti per fisicità, trucco e costumi: Rocco Papaleo e Massimo Ceccherini per il Gatto e la Volpe, Gigi Proietti per Mangiafuoco, Marine Vacth per la Fata turchina. «È un film che racconta personaggi tipicamente italiani e, insieme, universali: andava fatto con facce italiane – ha sottolineato il regista – Collodi lo avrebbe amato, così spero, nel fare il film abbiamo sempre pensato a lui con grande rispetto».

Ultimo aggiornamento: 08:48 © RIPRODUZIONE RISERVATA