IL RACCONTO
«Adesso è diverso, Stefano mi è stato strappato e non me ne capacito. Non aveva patologie pregresse, col lavoro di camionista che faceva era controllatissimo. La scorsa settimana, dopo essere smontato dal turno, ha avuto tre giorni di febbre alta ed era gonfio sotto il mento. All’ospedale di Cittadella gli hanno riscontrato un ascesso retro tonsillare molto gonfio e pieno di pus, da operare subito. Inoltre aveva anche preso un batterio piuttosto raro: l’infezione, se non fermata in tempo, rischiava di intaccare le vie respiratorie. Il 5 agosto è andato sotto i ferri e la dottoressa che l’ha seguito mi ha detto che l’operazione era andata bene ma mio fratello si trovava in terapia intensiva, intubato. Ovviamente mi sono preoccupata tantissimo, volevo anche fermarmi le notti ma dall’ospedale mi hanno rassicurato, dicendo che lo avrebbero presto stubato e dimesso. L’8 agosto sono andata a trovare Stefano con suo figlio, che ha 18 anni, e l’ho visto bene, era contento di essere stato operato prima che l’infezione si diffondesse. Il 10 agosto è stato dimesso ed è tornato a casa da solo senza avvisarmi perché non voleva farmi preoccupare, dato che anche io in quei giorni avevo avuto qualche problema di salute. Era contento, mi aveva detto che sarebbe andato a passare la convalescenza a casa della compagna Martina, a Eraclea. Dopo una settimana avrebbe dovuto sottoporsi a una visita ambulatoriale a Cittadella ma è morto prima». Il giorno di Ferragosto Susanna viene svegliata di soprassalto dalla compagna di Stefano, Martina, che le dice disperata che il fratello ha avuto un’emorragia.