Mar Rosso, trappola per l'Occidente: i ribelli dello Yemen attaccano le navi, gli Usa studiano l’intervento militare

Lunedì 18 Dicembre 2023, 00:27 - Ultimo aggiornamento: 11:31

LE ROTTE

La questione è di interesse primario non soltanto per le grandi compagnie di navigazione ma anche per gli Stati che commerciano attraverso la rotta che unisce lo stretto di Bab el-Mandeb al Canale di Suez. Il primo Paese che se ne preoccupa è naturalmente Israele, dal momento che gli Houthi hanno detto in modo chiaro di volere attaccare tutte le navi dirette ai porti dello Stato ebraico fino a che non cesserà la guerra nella Striscia di Gaza. Ma i raid e la tensione lungo quelle rotte incidono su tutto il commercio globale. Gli ultimi dati della Us Energy Information Administration indicano che solo nella prima metà del 2023 sono transitati per lo stretto tra Corno d’Africa e Penisola araba 8,8 milioni di barili di petrolio al giorno. Alcuni analisti affermano che il 12 per cento del commercio mondiale passata attraverso il Mar Rosso, e questo riguarda soprattutto i traffici che uniscono Europa ed Estremo Oriente. Al momento, l’impatto più rilevante riguarda i tempi di navigazione. L’alternativa al transito del Mar Rosso, infatti, è quella di circumnavigare l’Africa passando per il capo di Buona Speranza. Gli esperti indicano che un cambiamento di questo genere aumenta le distanze di viaggio di circa il 40 per cento, facendo sì che crescano non solo i costi per il trasporto ma anche le tempistiche per raggiungere i porti di destinazione. Non mancano inoltre le segnalazioni sul possibile aumento dei costi assicurativi per le navi che decidono di passare vicino alle aree più a rischio, con effetti che possono riguardare anche un potenziale aumento dei prezzi dei beni. Infine, un incremento dei traffici sulla rotta oceanica potrebbe portare alla riattivazione di un fenomeno che si credeva ormai quasi completamente rimosso: quello della pirateria africana.

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