L'infettivologo Giovanni Di Perri dice la sua sulle riaperture di Natale. Un problema reale, per lui, che dovrebbe essere affrontato in maniera adeguata: cioè accompagnare alle riaperture i cosiddetti test rapidi. «Chiudere tutto sotto Natale? Il problema esiste e forse dovremmo stringere i denti.
La proposta
Già responsabile delle Malattie infettive dell'ospedale Amedeo di Savoia di Torino, Di Perri sostiene che le autorità non si siano interessate abbastanza - finora - dell'argomento; complice anche una più bassa sensibilità del test rapido, rispetto al tampone molecolare anti Covid. «Non c'è abbastanza interesse da parte delle autorità per questo argomento. Non si tratta quasi mai. È vero che la sensibilità di questi test è magari più bassa, ma i diffusori con quantità medio-alte di virus, e quindi anche i super diffusori, vengono intercettati e sarebbe già una grossa riduzione del cosiddetto danno. Già adesso si potrebbe applicare una strategia simile visto che i bar e i ristoranti sono aperti. Io andrei volentieri a pranzo in un locale dove so che tutti sono stati testati e sono negativi. Oggi il test lo possiamo far valere 3 giorni, in periodi come questi e vista l'elevata circolazione del virus, poi la validità potrà diventare più lunga, sono strumenti che si possono modulare», così Di Perri.
Il confronto con la Germania
Poi Di Perri ha confrontato la situazione nostra con quella tedesca: in particolare, secondo l'infettivologo la Germania ha - oltre alle risorse - una maggiore libertà di manovra nella gestione della pandemia da coronavirus. Essendosi mossa prima sui ristori, Di Perri ritiene che i tedeschi siano meno scontenti rispetto agli italiani: inoltre, inciderebbe anche il fattore stanchezza, per via dei problemi economici e di lavoro. Ultimo ma non meno importante, le condizioni degli anziani. Quanto agli assembramenti che si sono verificati durante il fine settimana, Di Perri ritiene che «Ciò che succede all'aperto mi preoccupa molto meno di quello che può succedere al chiuso. Bisogna dunque vedere se la circolazione vivace di persone corrisponda poi a situazioni incaute, come cene con numeri consistenti, festini, ressa nei negozi. Mi ricorda un pò lo scalpore per le movide di fine maggio, che fortunatamente non portò a nulla. Speriamo sia di nuovo così, ma dipende da noi».
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