Leggere la glicemia appoggiando lo smartphone su una specie di bottoncino bianco posizionato sul braccio o premendo il pulsantino di un glucosensore “indossato” a pelle sull’addome oppure ricevendo su un lettore i valori inviati da un sensore (più piccolo di una falange del mignolo) impiantato sottocute.
I nuovi device stanno spopolando soprattutto tra giovani e giovanissimi con diabete di tipo 1, ma anche tra i tipo 2 in terapia insulinica. In Italia il rimborso dei glucosensori è ancora limitato ad una minoranza di pazienti, con importanti differenze tra le varie Regioni. Anche gli esperti sono molto favorevoli all’uso di questi nuovi strumenti: favoriscono l’aderenza dei pazienti all’automonitoraggio della glicemia, considerato una vera e propria terapia per il diabete. Attualmente sono disponibili due sistemi di controllo continuo del glucosio, quello in tempo reale e quello a rilevazione intermittente (detto “flash”). Entrambi i sistemi forniscono informazioni sui livelli di glicemia attuali e pregressi e, cosa ancora più importante, indicano la direzione che sta prendendo la glicemia, mettendo in guardia il paziente sulla possibilità di incorrere a breve in uno sbalzo di glicemia verso l’alto o verso il basso. L’utilizzo di questi dispositivi, che tra i nativi digitali sta facendo registrare un incremento del 10-15% l’anno, riduce il rischio di episodi di ipoglicemia (fino al 40%), prolunga il tempo in cui vengono centrati gli obiettivi di glicemia e aumenta la soddisfazione dei pazienti.