Longevità cerebale, così la risonanza svela la salute della nostra mente. Alberto Pierallini (San Raffaele): «Ecco i segreti»

Come monitorare le “performance” della nostra mente, nel corso degli anni. «Importante scegliere le apparecchiature più potenti e precise»

mercoledì 11 giugno 2025 di Maria Rita Montebelli
Longevità cerebale, così la risonanza svela la salute della nostra mente. Alberto Pierallini (San Raffaele): «Ecco i segreti»

Grazie ai progressi della medicina si vive sempre più a lungo. Ma i nostri organi inevitabilmente invecchiano. Ecco perché la grande sfida delle scienze mediche dei prossimi anni sarà riuscire a riempire di salute e di qualità di vita questi anni guadagnati. A cominciare dalle performance del cervello, che rappresenta la nostra identità, il nostro passato e il nostro essere al passo col presente, con la capacità di continuare ad immaginare il futuro. E per vedere quanto è “fit” il nostro cervello, oltre ai test neuropsicologici, capaci di cogliere le sfumature del decadimento cognitivo sul nascere, il più importante strumento diagnostico di imaging è la risonanza magnetica nucleare (Rmn) cerebrale. «Per avere un esame affidabile e di grande precisione - come ha di recente affermato alla trasmissione Rai Check-Up il professor Alberto Pierallini, Direttore dell’Unità di Diagnostica per Immagini dell’Irccs San Raffaele di Roma – è importante intanto scegliere il posto giusto dove effettuarlo; le apparecchiature più precise delle quali disponiamo oggi sono le risonanze cosiddette a ‘3 Tesla’, che hanno una potenza doppia, rispetto a quelle della generazione precedente.

Le nuove apparecchiature forniscono delle immagini di grandissima precisione, dettagliate al millimetro».


ANALISI

Ma la macchina, per quanto precisa, da sola non basta. «Le immagini vanno interpretate con precisione da un neuro-radiologo esperto – sottolinea il professor Pierallini - per riconoscere le eventuali alterazioni legate all’età, che interessano il cervello, come il resto dell’organismo, ma anche per non cadere nell’eccesso di diagnosi. A volte vengono interpretate come lesioni degenerative o vascolari, immagini di altro significato». Ma qual è dunque alla Rmn l’identikit dell’invecchiamento normale, fisiologico e come distinguerlo dalle patologie vere e proprie, come ad esempio la demenza legata all’età? La parte nobile del cervello, quella che ci permette di formulare pensieri, di muoverci e che in qualche modo definisce e descrive la nostra personalità, cioè il nostro essere una persona unica e irripetibile, è la corteccia cerebrale, lo strato più superficiale del cervello. 

«A partire dai 60 anni – spiega il professor Pierallini – la corteccia cerebrale si assottiglia, come si vede molto bene in risonanza magnetica. Lo spessore si riduce di circa lo 0,5-1 per cento l’anno, a livello dei lobi prefrontali e temporali (responsabili delle funzioni esecutive, della memoria di lavoro, della pianificazione, ma anche del controllo degli impulsi e delle emozioni), fino ad arrivare ad una perdita di spessore dell’1-2 per cento l’anno nella parte interna dei lobi temporali e in particolare dell’ippocampo, struttura fondamentale per la memoria e il comportamento di un individuo». 

 

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PARAGONE

«Per avere un termine di paragone, nelle persone con Alzheimer, la regione dell’ippocampo si riduce del 3 per cento l’anno. Tutte queste alterazioni di volume vengono esaminate in risonanza magnetica e sono valutate attraverso apposite scale che misurano l’atrofia globale, l’atrofia corticale e quella del lobo temporale». Ma l’invecchiamento non si limita a colpire la parte corticale del cervello, la cosiddetta “materia grigia”. Anche la parte sottostante e più interna del cervello, la “sostanza bianca”, viene interessata da questa atrofia progressiva, legata all’età. «Dai 50 agli 80 anni – spiega il professor Pierallini – questa parte del cervello si riduce di volume del 20 per cento circa; inoltre compaiono alla RMN una serie di piccole alterazioni, dall’aspetto simile a “puntini” isolati, equivocati a volte per lesioni vascolari, mentre non lo sono; possono poi comparire lesioni di grado intermedio, ancora compatibili con un assetto cognitivo normale, ma che richiedono un’attenta valutazione cardio-vascolare, per arrivare poi a lesioni francamente patologiche». 


DISTURBI

In presenza di disturbi della memoria, magari segnalati dai familiari o di episodi di disorientamento temporo-spaziale, oltre alla RMN, il neurologo consiglierà una serie di esami, dai test cognitivi, alla PET con FDG (fluoro-desossiglucosio) per definire meglio la diagnosi. Lo stile di vita è fondamentale per mantenere in forma il nostro cervello, che è un organo “plastico” (in grado di “rimpiazzare” fino ad un certo punto le cellule perse, ad esempio dopo un ictus, “imparando” a vicariarne la funzione con altre aree cerebrali), ma non in grado di rigenerarsi. Per questo è importante trattarlo bene sin da giovani, con una dieta equilibrata, esercizio fisico regolare (che giova anche alle persone non più giovani e a quelle affette da Parkinson o da demenza), poco (o niente) alcol, astensione completa dal fumo di sigaretta e controllo scrupoloso di ipertensione arteriosa, diabete e ipercolesterolemia. Molto importante infine è mantenere allenato il cervello, anche coltivando una vita di sociale e di relazione piena. 

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