Tra le vittime certe del coronavirus c'è la sanità pubblica che, pochi giorni dopo l'inizio della seconda ondata, è già in ginocchio. Mancano medici e infermieri, manca una rete organizzativa idonea a gestire l'emergenza sanitaria, il personale medico è stremato e ci sono 11 milioni di malati fragili in attesa di screening e interventi chirurgici, rallentati e in molti casi bloccati dalla tempesta Covid-19. A fotografare il collasso del Sistema sanitario nazionale sono stati gli oncologi, i cardiologi e gli ematologi che ieri hanno firmato la prima alleanza al mondo tra esperti delle patologie croniche più frequenti, la Foce.
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LE SOLUZIONI
A tutela dei più deboli la Confederazione avanza delle soluzioni concrete tra cui linee guida condivise, collaborazione col territorio, reti oncologiche regionali e riorganizzazione dei percorsi negli ospedali per infarti e ictus. Durante questi mesi di pandemia circa il 20% dei pazienti oncologici ha scelto di non recarsi nei centri per timore del contagio ha ricordato Francesco Cognetti, Presidente di Foce e di Fondazione Insieme contro il Cancro. Anche il presidente dell'Associazione italiana di oncologia medica, Giordano Beretta, ha dichiarato che nei primi 5 mesi del 2020 sono stati eseguiti circa un milione e quattrocentomila esami di screening in meno rispetto allo stesso periodo del 2019.
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Rischiamo di vanificare gli importanti progressi ottenuti. Oggi sono circa 3,6 milioni i cittadini in Italia vivi dopo la diagnosi di cancro, con un incremento del 37% rispetto a 10 anni fa ha aggiunto Cognetti - Preoccupa l'aumento dei casi di Covid, che rischiano di saturare i letti di degenza ordinaria e delle terapie intensive. Va prevista la divisione fra ospedali Covid e Covid free, dove i pazienti con patologie gravi possano recarsi in sicurezza, mantenendo la continuità di cura. La soluzione deve essere il potenziamento della sanità territoriale, del tutto inesistente in molte Regioni, la responsabilizzazione e il coinvolgimento dei medici di medicina generale, e lo sviluppo di sistemi di telemedicina».
Raggiunge il 37% la mortalità nei pazienti con malattie ematologiche maligne contagiati dal virus. «Una percentuale altissima», secondo il presidente della Società italiana di ematologia, Paolo Corradini che ha sottolineato la necessità di continuare a trattare i pazienti ematologici, garantendo loro le terapie salvavita. Discorso analogo per le patologie cardiovascolari che interessano circa 7,5 milioni di persone in Italia. «In 36 anni la mortalità totale si è più che dimezzata ha detto il presidente della Società italiana cardiologia, Ciro Indolfi - Nello stesso periodo, la mortalità per le malattie ischemiche del cuore si è ridotta di circa il 68% e quella per patologie cerebrovascolari del 73%».
LE PATOLOGIE
A settembre 2020, su quasi 4200 cartelle cliniche analizzate dall'Istituto superiore di sanità, relative a decessi con Covid-19, solo il 3,8% non presentava altre patologie mentre il 62,6% era caratterizzato addirittura da tre o più co-morbosità. Inoltre, nei decessi con Covid-19 le condizioni a rischio cardiovascolare erano fortemente presenti con il 65,8% dei casi per l'ipertensione arteriosa, il 29,5% per il diabete mellito-Tipo 2 e il 10,4% per l'obesità. Dati che rimettono in prima linea la necessità di fare prevenzione e garantire ai più fragili l'accesso alle cure in sicurezza. Aspettare che la pandemia allenti la sua morsa, per undici milioni di persone, potrebbe essere troppo tardi.
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