«I bimbi romani si stanno ingrassando». Giuseppe Maggiore è il responsabile di epatogastroenterologia e nutrizione dell'Ospedale pediatrico Bambino Gesù. E lancia questo allarme tutto diretto ai genitori: i numeri sono in crescita, a tal punto che è stato necessario aprire un reparto di chirurgia bariatrica infantile. In pratica, gli stessi interventi che vengono fatti per i grandi obesi in età adulta e che portano anche alla riduzione della grandezza dello stomaco (per avere meno senso di fame, per esempio), viene declinata per i più piccoli.
Il Bambino Gesù fa queste operazioni nella sua sede di Palidoro, dopo una serie di trattamenti per mettere i bimbi a dieta.
I CONSIGLI
Il medico invita a controllare tutti gli aumenti di peso che superano i 5 chili e di misurare oltre che l'indice di massa corporea (calcolato con età, peso e altezza), anche la circonferenza della vita. Alla bilancia, quindi, andrebbe associato un metro da sarta. «Anche nel Lazio abbiamo bimbi e adolescenti con obesità patologiche: a 12 anni si può pesare anche 100 chili», prosegue Maggiore. Al Campus Bio-Medico di Roma un team di ricercatori guidato dalla studiosa Laura De Gara ha sviluppato il Nutripiatto insieme a Nestlé. Si tratta di uno strumento che è valso una pubblicazione su Plos One, per la cui realizzazione sono stati coinvolti 115 bimbi romani di Trigoria e del Laurentino tra i 4 e i 5 anni e che si è trasformato in una guida che i bambini possono usare per capire quale sia la corretta porzione di un piatto. I risultati hanno infatti dimostrato che l'uso di questo sistema ha aumentato le dimensioni delle porzioni e la frequenza del consumo di verdure, ha diminuito il consumo di diversi cibi spazzatura e ha aumentato l'assunzione di acqua (per un bimbo viene raccomandata la quantità di sei bicchieri al giorno). «La situazione è abbastanza critica a Roma oltre che nel Sud Italia - dice Yeganeh Manon Khazrai, docente del corso di laurea di Scienze della alimentazione umana del Campus Bio-medico - Con il Nutripiatto il bambino oltre a giocarci può capire come mangiare e cosa. Ed è anche un ottimo strumento per la famiglia per spiegare quale sia la quantità corretta di carboidrati e proteine. I bimbi sono usciti disastrati dal Covid: depressi e con problemi di alimentazione. E la crisi economica spinge le famiglie a farli andare meno in palestra».
GLI ADULTI
Anche tra i più grandi, a Roma e nel Lazio, c'è stato un forte aumento di peso. Paolo Sbraccia, direttore del Centro di eccellenza per la lotta all'obesità del Policlinico di Tor Vergata, lancia l'allarme: «Le condizioni peggiorate dopo il Covid. Aspettiamo settembre per avere a disposizione nuovi farmaci che potrebbero contribuire alla lotta all'obesità con effetti simili a quelli della chirurgia bariatrica». Sì, perché anche per gli adulti la riduzione di peso non è solo estetica: di fatto i chili di troppo incidono sullo stato di salute di 2 milioni di persone nel Lazio solo per le malattie cardiovascolari. L'obesità è almeno un fattore di rischio per più della metà dei tumori diagnosticati nella Regione, almeno 22 mila casi su 35 mila. Solo a Roma tra i 2,8 milioni di abitanti, oltre 1,1 milioni sono i casi di malattie che vedono l'obesità tra i fattori in grado di scatenarle o peggiorarle. E poi ci sono i tumori: dei 17.895 diagnosticati nella Capitale nel 2019 (l'ultima rilevazione della Regione), oltre 7 mila sono legati all'apparato digerente e potrebbero essere strettamente legati all'alimentazione e allo stile di vita più in generale. «Nel Lazio siamo messi un pochino peggio della media italiana - prosegue Sbraccia - Sì, siamo i migliori dei peggiori. Una condizione che ha ovviamente una forte ricaduta anche sulla spesa sanitaria, perché l'obesità ha costi diretti e indiretti da considerare».