Chi la conosceva nel quartiere la chiamava Paola anche se il suo vero nome era Pierpaola. Dal 1998 abitava in via Rosario Nicolò, zona Torraccia: «quando arrivò da Caserta era una giovane agente», ricordano alcuni colleghi. Aveva 58 anni ed è stata uccisa con tre colpi da un collega, Massimiliano Carpineti di 13 anni più giovane.
GLI SPARI
Ieri mattina chi era in casa ha sentito gli spari, qualcuno li ha confusi per «colpi che si danno ai tappeti per togliere la polvere» poi c'era anche chi, per il suo trascorso, ha chiaramente capito l'origine di quei suoni. «Tre in successioni, non ho avuto dubbi, erano colpi esplosi da un'arma - spiegava Alfonso, con un passato nell'Arma dei carabinieri - ho preso l'ascensore, abito al quarto piano, e sono sceso: sarà trascorso un minuto e mezzo, ma la signora era già morta, aveva gli occhi sbarrati rivolti al soffitto dell'androne, il corpo supino, le ginocchia piegate». Alfonso è stato uno dei primi a intervenire chiamando con un altro condomino i soccorsi. E dal modo in cui ha trovato il corpo di Pierpaola Romano tutto fa pensare all'agguato. «Per me è stata un'esecuzione, l'ha colpita da dietro all'altezza della nuca e lo dico perché la vittima aveva la borsa a tracolla e dei fogli dell'Asl stretti in una mano. Se uno ti punta un'arma davanti provi a fuggire, io ho paura che quella povera donna non si sia accorta di niente». Probabile dunque che il suo assassino, Carpineti morto suicida, l'abbia aspettata nell'androne e una volta vedendola le abbia sparato da dietro il primo colpo che l'ha raggiunta alla nuca (altezza orecchio sinistro) e che l'abbia colpita poi altre due volte al petto quando la donna era già in terra. «Non abbiamo provato a rianimarla - conclude Alfonso - era già morta, ma abbiamo chiamato i soccorsi, il suo cellulare suonava». Un'altra vicina, invece, affacciata al balcone ha visto la Chevrolet bianca usata da Carpineti ripartire a folle velocità.
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