C’è chi dice che è fortunata. C’è chi dice che è diventata brava. Di sicuro il Pd, e soprattutto Conte, ora si leccano le ferite. Virginia Raggi li ha battuti sul campo. «Ho vinto il pre-partita», dice la sindaca ai suoi.
E’ in versione grandeur Virginia, con Maurizio Costanzo suo massimo consulente e tutto il suo staff eccitato per come si sono messe, per ora, le cose. La candidatura Zingaretti sarebbe stata micidiale per la corsa della sindaca, con Gualtieri invece - questo il mood - la vittoria è possibile. «Mi hanno sottovalutata, ma vi stupirò!», dice Virginia ai suoi in modalità, un po’ ma neanche troppo anche perché è laziale, Special One. E’ riuscita nel miracolo di solidificare e compattare l’evanescenza impazzita di M5S intorno alla sua candidatura che non voleva quasi nessuno. E adesso invece Conte, Di Maio e tutti gli altri si sono scoperti più o meno Virginia’s follower. Fino ai limiti del comico: «Ha dato un nuovo volto a Roma», la vezzeggia Conte che fino a poche ore fa era impegnato a farla fuori.
Zingaretti, candidatura più vicina. E ora le primarie a Roma possono slittare
E qui non c’entra il giudizio, che ogni romano darà ad ottobre, sulla sindacatura Raggi. C’entra il fatto che da agosto scorso - quando sola contro tutti lanciò la sua auto-candidatura al bis - la sindaca politicamente ha sbagliato poco. Abile o fortunata? Se lo chiedono al Nazareno, spalmando pomata e attaccando cerotti sul pasticcio del lancio di Zingaretti che ha rilanciato la Raggi. «Mi hanno sottovalutata», appunto. E ora, lei si gode il momento. Cercando di farlo arrivare fino ad ottobre, quando si vota, ed oltre. «Noi appoggiare loro al secondo turno? Saranno loro ad appoggiare noi al ballottaggio»: questo è quanto. Fortuna o talento? Virginia si ritrova nella condizione comoda di avere avuto il competitor che preferiva: cioè Gualtieri. «Abbiamo tutte le carte per vincere», assicurano i suoi. E ironizzano: «Ma l’ex ministro dell’Economia lo sa com’è fatta una periferia romana? Lo sa che, se guarda un po’ più in là, non ci sono più Prati o il centro storico, ma c’è il burrone della Maranella?». Lo stesso nel quale Virginia vede l’auspicabile sprofondo politico di Calenda.
Al momento Virginia nel caos M5S è l’unico punto fermo e unificante: oltre al riluttantissimo Conte e a Di Maio, ha con sé Casaleggio che odia tutti tranne lei e il Dibba che con Grillo («Daje Virginia» e «Aridaje») e con tutta la base stellata non l’hanno mai mollata. E da un anno in qua, lei è intenta a rifare gli asfalti e gli arredi (ieri: «Stiamo riqualificando le corsie centrali della Cristoforo Colombo», «Abbiamo appena restaurato la fontana dello Zodiaco a Ostia. Che spettacolo!») e a rammendare un’intera città. Tutto questo, tra il global degli Europei e il minimal che piace alla gente, basterà?