Sabato sera, ore 22, dalla polizia del Casilino arriva una richiesta per un’autoambulanza: un semplice codice giallo per un uomo. Ma due ore dopo: il mezzo non è ancora arrivato. E al 118 arriva una telefonata di sollecito, ma i mezzi - per una serie di congiunture - sono destinati soltanto ai casi più urgenti. La ripartizione a Roma delle zone d’intervento dell’Ares, con la collocazione delle stesse macchine, è concentrica: e in quell’area non c’erano disponibilità se non per le emergenze.
Roma, pronto soccorso in tilt: giorni di attesa per un letto. Ambulanze ferme 18 ore
Le proposte
Un episodio che segue il caos dello scorso fine settimana, quando la rete è andata in tilt per un boom di ricoveri, con il risultato che sono state 97 le autoambulanze bloccate. All’ospedale Sant’Andrea, per esempio, un mezzo è rimasto fermo nel piazzale per diciotto ore. Perché spesso, dietro questi blocchi, ci sono le lunghissime attese ai pronto soccorso e la mancanza di posti letto nei reparti per trasferire i pazienti dai Dea alle corsie. Una situazione sulla quale la Regione Lazio è pronta a intervenire nei prossimi giorni.
A breve dovrebbe essere approvata una delibera dell’assessorato alla Sanità, che recepirà i contenuti di un protocollo firmato lo scorso 13 maggio dallo stesso assessore Alessio D’Amato con i vertici del Simeu (la Società Italiana della medicina di emergenza-urgenza, che raccoglie medici e infermieri impegnati nei Dea) e con l’associazione Cittadinanza attiva.
Sempre la Regione ha già inviato le stesse disposizioni ai direttori generali delle Asl e delle aziende ospedaliere. Tra le misure, le principali, guardano al contenimento o al superamento del cosiddetto sovraffollamento in pronto soccorso, soprattutto nelle cosiddette aree di boarding, quelle dove si “parcheggiano” i pazienti in attesa di un posto in corsia: intanto sarà il personale dei reparti di destinazione, e non quelli del Dea, a occuparsi delle attività ordinarie come la somministrazione delle terapie, il monitoraggio o il servire il pasto. Come già realizzato all’ospedale Grassi di Ostia, le direzioni sanitarie dovranno creare apposite aree di transizione, staccate dalle sale dei pronto soccorsi o percorsi specifici per le cosiddette “dimissioni difficili” per aumentare il turnover dei posti letto per acuti. Come si legge sempre nel protocollo tra Lazio, Simeu e Cittadinanza attiva, si guarda «all’organizzazione dei PS/DEA affinché vi sia l’incremento di box specialistici a gestione da parte del personale in organico alle articolazioni organizzative specialistiche (ortopedia, pediatria, ostetrico-ginecologico) e dei percorsi fast-track e ambulatoriali per le prestazioni specialistiche di livello ambulatoriale disponibili presso l’Ospedale o Case della Comunita/Salute presenti sul territorio di competenza. Sempre la Regione chiederà al ministero della Salute di introdurre nuove soluzioni per ovviare alla mancanza di personale per la medicina d’urgenza: si vuole assegnare i sanitari selezionati nei concorsi alle realtà più in difficoltà, organizzare avvisi pubblici per assunzioni a tempo determinato, reclutare con più facilità sanitari anche tra i non specializzati.