Salvare la vita di Maddalena Urbani, la figlia ventunenne del medico Carlo Urbani, che per primo isolò la Sars, era possibile.
L'ARRESTO
Nel luglio dello scorso anno, il pubblico ministero Pietro Pollidori aveva chiesto e ottenuto l'arresto del siriano, che all'epoca era già in carcere per spaccio di eroina. Maddalena lo aveva memorizzato come Zio Cassi nel telefono. A casa sua gli investigatori avevano trovato numerose confezioni di psicofarmaci, ma anche eroina e metadone. Poco tempo dopo, Kaoula El Haouzi era stata sottoposta all'obbligo di dimora. Nella notte del 26 marzo 2021, quando la Urbani stava male, il sessantacinquenne aveva chiamato un cittadino rumeno e il suo amico «medico» per soccorrerla. L'ex studente di Medicina aveva fatto alla giovane un'iniezione di adrenalina, poi rivelatasi ininfluente sulle cause del decesso stabilite dal medico legale. Mentre l'altro, nella tarda serata del 26, aveva praticato alla giovane un massaggio cardiaco, consigliando di chiamare i soccorsi in caso di peggioramento. Il 118, nonostante le condizioni di Maddalena fossero critiche, era stato chiamato solo il giorno successivo. Gli imputati, per l'accusa, erano consapevoli del fatto che la ragazza fosse in pericolo di vita.
Il siriano si è giustificato dicendo di avere fatto di tutto per soccorrere la ventunenne, ma, sottolineano gli inquirenti, si sarebbe limitato a chiamare due amici, tra i quali un tossicodipendente, pagato con una dose di eroina, che non aveva completato gli studi di Medicina, iniziati molti anni fa e poi abbandonati. Nell'ordinanza di arresto, il gip sottolineava che l'imputato aveva agito con «assoluto disinteresse per le conseguenze letali delle sue scelte egoistiche». Dall'autopsia era emerso che ad uccidere Maddalena era stato un cocktail di metadone, benzodiazepine e cocaina. Per l'avvocato Andrea Palmiero, legale di Rajab «gli elementi emersi rafforzano idea che ci eravamo fatti fin dall'inizio: si tratta di una disgrazia che lascia solo intravedere una colpa e non un dolo». Per il legale, si tratta di «omicidio colposo, non volontario. In quella casa erano convinti di avere fatto il possibile per cercare di salvare la ragazza, pensavano che si fosse ripresa».
Michela Allegri
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