Non c’è pace per la Villa di Nerone, dimora per secoli della corte imperiale romana sulla costa di Anzio, che domenica ha subito l’ultimo sfregio: su Facebook è stato postato un video che mostrava tre giovani, penetrati nella zona archeologica, mentre lanciavano in mare dei massi dall’alto del costone dell’Arco Muto.
«Spero che i vandali siano individuati - dice Patrizio Colantuono, presidente del Museo dello Sbarco di Anzio, incaricato dal sindaco Candido De Angelis di custodire le chiavi del Parco Archeologico chiuso “causa pandemia” - ma la recinzione è stata divelta e sono in tanti quelli che entrano abusivamente, facendo scempi». Colantuono da decenni chiede il Parco archeologico diventi una sorta di “riserva integrale”. «E’ un sito unico al mondo - spiega - e dopo anni alla mercé di tutti va preservato con misure drastiche. Ma sembra non si capisca!». Come in passato, quando famiglie nobiliari romane hanno rivenduto opere rinvenute nella Villa e dintorni, come il Gladiatore Borghese o la Venere “marina” che si trovano al Louvre o l’Apollo del Belvedere dei Musei Vaticani e tante statue e reperti sparsi in vari Musei del mondo. Così i tombaroli che, indisturbati, per anni hanno scavato ad Anzio e rivenduto fuori. Ogni tanto enti pubblici, associazioni, singoli, risvegliano l’interesse per l’area archeologica che, ad esempio, ha avuto una “nomination” fra i “Luoghi del cuore” del Fai, mentre il Comune ha cercato di regolamentare l’accesso alla spiaggia libera e organizzato visite guidate e la Sovrintendenza Archeologica del Lazio ha svolto importanti interventi di consolidamento e restauro. Ma sono stati interventi a “spot”, senza organicità, che non hanno avuto esiti duraturi. «Tutta l’area archeologica va protetta - continua Colantuono - parlo della zona che va dai resti del porto di Nerone e dei magazzini fino a dopo l’Arco Muto. Se la gente vuole la spiaggia libera, può fruire di quella attigua allo stabilimento Rivazzurra. La spiaggia della Villa va tenuta sgombra, anche d’estate. So che è impopolare perché la usano in tanti, anche concittadini, ma se non vogliamo perdere il monumento è così. E poi studiare come valorizzare il tutto, sistemare le colonne gettate a terra, ampliare il museo con i 2000 reperti che non si possono mostrare per mancanza di spazi. Anzio è davvero unica nella storia di Roma e pochi lo sanno!». Lo spiega anche Piero Angela nella sua ultima opera “La trilogia di Nerone” - l’imperatore nacque ad Anzio del 37 dC - che ha questo incipit: “Anzio, venerdì 17 luglio 64 d.C. L’ora del tramonto”. E prosegue magnificando la grandiosità della Villa e i tramonti su cui si affaccia “in un’esplosione di tonalità che incendia tutto il cielo”. E che ancora oggi attirano tanti ad ammirarli.