Paolo Pasqualini morto sbranato dai rottweiler a Manziana, la sorella: «Aveva una sciatalgia, per questo faceva esercizio»

Il dolore di Priscilla: «Vorrei solo sentire la sua voce, sentirlo cantare per casa come faceva sempre»

Lunedì 12 Febbraio 2024 di Federica Pozzi
Paolo Pasqualini morto sbranato dai rottweiler a Manziana, la sorella: «Aveva una sciatalgia, per questo faceva esercizio»

dalla nostra inviata

MANZIANA (RM) - «Vorrei solo sentire la sua voce, sentirlo cantare per casa come faceva sempre», racconta Priscilla, la sorella di Paolo Pasqualini, a poche ore dalla notizia della sua morte (ucciso dai rottweiler a Manziana).

Gli occhi pieni di lacrime, fa fatica a parlare, non si capacita di quanto accaduto. «È uscito questa mattina per andare a camminare, come faceva sempre, era un grande sportivo», racconta. «Ultimamente - continua - andava spesso al parco, quasi tutti i giorni, perché aveva un'infiammazione al nervo sciatico, quindi i dottori gli avevano detto che doveva fare movimento. Mai avremmo potuto pensare che sarebbe andata a finire così». La giovane ripercorre gli ultimi istanti trascorsi con Paolo nella mattina di ieri: «Mi aveva detto "ci vediamo dopo", avevamo parlato di studio, mi aveva chiesto dei consigli, poi era uscito con i pantaloncini e le scarpe da ginnastica con cui è stato ritrovato». «Si era iscritto da poco all'Università di Viterbo alla facoltà di scienze motorie, parlavamo spesso degli studi perché io sono iscritta alla facoltà di medicina quindi mi chiedeva consigli», spiega la sorella. È talmente sotto choc che non ha neanche chiesto agli inquirenti dei tre animali che hanno ucciso Paolo: «Non so nemmeno di che razza fossero, né se fossero così aggressivi. So solo che non ho più mio fratello, non ci posso neanche pensare», conclude rientrando in casa.

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IL DOLORE

Alla porta si affaccia anche la mamma, che stringe il maglione intorno a sé, scuote la testa, non riesce a parlare. Il dolore è troppo forte. Il 39enne era tornato da circa due anni a vivere a Manziana con la madre e la sorella, non aveva moglie né figli. Da diverso tempo era un dipendente dell'Esselunga di Roma ma era stanco di quel lavoro, così era tornato nella sua cittadina per studiare scienze motorie nella vicina Viterbo. Sono diverse le persone, amici e vicini, che si affacciano al cancello della sua abitazione per portare conforto alla famiglia. «Di qualsiasi cosa avete bisogno io ci sono», dice una ragazza avvicinandosi. «Non capisco più niente, non ci posso credere», le risponde Priscilla. Chiunque si passi di lì racconta di Paolo come di un ragazzo «generoso, sempre sorridente». «Non ci si può credere», dice una coppia di amici della mamma.

 

LA PAURA

Un'incredulità, ma anche una preoccupazione per la propria incolumità che traspare anche dai commenti dei residenti sui social network. «La settimana scorsa ero al bosco con mia moglie e mia figlia, sarebbe potuto capitare anche a me», scrive Fortunato, che si domanda: «Una tragedia sicuramente non voluta e non cercata, ma una tragedia dovuta forse a superficialità?».

Ultimo aggiornamento: 17:06 © RIPRODUZIONE RISERVATA