Rifiuti, Muraro nel mirino: si indaga su un appalto vinto da società con tariffe più alte

Giovedì 4 Agosto 2016 di Michela Allegri e Cristiana Mangani
Rifiuti, Muraro nel mirino: si indaga su un appalto vinto da società con tariffe più alte
L'INCHIESTA
ROMA Verrà sentita il 5 settembre prossimo davanti alla Commissione parlamentare ecomafia, l'assessore Paola Muraro. Non più oggi, come era stato stabilito. La decisione probabilmente è stata presa perché l'esperta di ambiente avrà già molto da riferire ai magistrati della procura romana che, avendo aperto almeno tre inchieste sul grande scandalo dello smaltimento dei rifiuti, potrebbero voler chiedere spiegazioni proprio a chi come lei ha gestito tariffe, quantità, efficienza degli impianti.
Il nome dell'assessore ritorna di continuo tra gli atti giudiziari, e c'è già chi all'interno dei 5 stelle sembra non avere dubbi sul fatto che Muraro sia indagata. Lei, intanto, ha nominato due avvocati, nega ogni responsabilità e aspetta di vedere cosa farà piazzale Clodio. Quasi certamente, comunque, bisognerà aspettare il rientro dalle ferie per sapere che intenzioni abbiano i magistrati, mentre politicamente le acque continuano a rimanere molto agitate.

GLI APPALTI SOSPETTI
Nel frattempo, i carabinieri del Noe e il comando provinciale della Guardia di finanza stanno andando avanti con i controlli e gli accertamenti sugli impianti del ras delle discariche Manlio Cerroni e su quelli di Ama. E lavorano per capire fino a che punto il supremo abbia ottenuto favori. Ma non è solo lui al centro delle indagini, perché emergono nuovi dubbi anche sulla Bioman, la società del Veneto, dove l'assessore ha svolto la funzione di consulente per due anni, dal 2010 al 2012, senza per questo rinunciare al contratto stipulato con la municipalizzata capitolina.
L'azienda del Nord Italia ha vinto due appalti per lo smaltimento dell'immondizia romana. Il primo, nel giugno del 2013, aggiudicato insieme a Sesa spa e Ing. Am srl. Si è assicurata tre dei quattro lotti in palio: un affare da 21 milioni di euro per gestire due anni di trasporto e recupero di rifiuti organici, andato in porto per lo stop imposto all'impianto di compostaggio di Maccarese che era in fase di ristrutturazione. Il secondo, nel 2016. E tutto questo è accaduto nonostante l'associazione di imprese composta dalla Kyklos di Aprilia e dalla Enki tedesca, anche queste considerate all'avanguardia, avessero maggiori possibilità di vincere l'appalto. Delle due concorrenti, infatti, la prima aveva offerto di smaltire l'umido al prezzo di 106 euro a tonnellata, mentre la seconda al prezzo di 136 euro. Alla fine ha vinto la Bioman, sebbene avesse richiesto 140 euro per ogni tonnellata d'immondizia trattata.

L'INCARICO
Un'altra anomalia che gli inquirenti potrebbero decidere di addebitare a Muraro sarebbe avvenuta quando Franco Panzironi, a processo per Mafia Capitale, era amministratore delegato dell'Ama. L'ad aveva affidato a una società il compito di scegliere quattro ingegneri per dargli il controllo degli impianti. Tre sarebbero stati trovati dalla società incaricata, uno, invece, lo avrebbe indicato e voluto proprio l'attuale assessore. Lei, in quel periodo aveva un contratto da consulente per l'Ama, per il quale percepiva una cifra che è aumentata proprio sotto la gestione Panzironi. Ha indicato il suo favorito e il tecnico è stato nominato responsabile del controllo dell'impianto del Trattamento meccanico biologico in via Salaria, la stessa struttura che ora è al centro dell'inchiesta del pubblico ministero Alberto Galanti. L'ingegnere ha assunto la sua funzione dal 2010. E l'assunzione nella società per azioni gli è stata concessa nonostante avesse avuto qualche problemino con l'inchiesta Impregilo, in barba alla trasparenza.