«Oggi il totale quant'è?» chiedeva Kui Wen Zheng il 3 agosto del 2020 ad un uomo che era entrato nel negozio di via Napoleone III con una busta piena di soldi. «Duecento...».
Il cliente in questione non è un mero galoppino: «Faccio il trafficante - diceva - mica lo spacciatore». Si chiama Simone Capogna, classe 1981, anche lui finito in carcere a seguito dell'operazione della Guardia di Finanza coordinata dalla Direzione distrettuale antimafia. Ed è il fratello di Fabrizio Capogna, un pregiudicato al vertice di una delle organizzazioni che con i cinesi faceva "affari d'oro". Simone era quello che, una volta preso il denaro del traffico e dello spaccio, che veniva scrupolosamente contato da un altro arrestato - Flavio Bocca, classe 1981 -, lo portava all'Esquilino. Ma al vertice dell'organizzazione c'era Antonio Gala (napoletano, all'epoca latitante) e il fratello di Simone, Fabrizio, che dal carcere di Rebibbia dove si trovava nel 2020 per precedenti specifici, tramite un telefono criptato gestiva le consegna e lo stoccaggio della droga - hashish ma anche cocaina - che Gala faceva arrivare principalmente dalla Spagna. Il loro non è un gruppo criminale di secondo piano. Gli investigatori già negli anni scorsi addebitarono a Fabrizio il cosiddetto "metodo Capogna". Lui, tra i referenti dello spaccio a Tor Bella Monaca, aveva "ideato" il sistema della staffetta su moto a noleggio dietro le auto che trasportavano droga. Lo stupefacente non doveva essere "toccato", diceva, ma bisognava "accompagnarlo". Ma Simone Capogna non è l'unico che varcò il negozio all'Esquilino cercando «Luca» (nome in codice di Zheng) e pronunciando quella parola chiave "Alpe" tramite cui venivano identificati "particolari" clienti. Nel novero degli habitué oltre a un poliziotto (Andrea Nobili D'Avach, classe 1974) c'era un'altra consorteria romana.
Quella che faceva capo a Federico Latini, conosciuto nell'ambiente criminale come il "matto" o "Jhonny", all'epoca delle indagini ai domiciliari per aver tentato di uccidere un pregiudicato romano nel 2016 a Torpignattara. Il suo corriere era Patrick Reale (classe 1994) che, da ultimo, l'8 gennaio 2021 portò al cinese 37.600 euro e poi altri 49 mila euro una settimana dopo chiedendo a Zheng: «Me lo puoi lasciare un bigliettino solo con la cifra...così io gli mando la foto capito?» riferendosi alla "prova" da mostrare per la consegna effettuata.