Roma paga a caro prezzo il suo essere Capitale.
Oltre mille gli agenti di polizia messi in campo. Andando a spulciare i dati legati alle modifiche della mobilità cittadina, proprio ad ottobre ci sono state almeno cinque grandi proteste. Al netto delle ragioni di chi partecipa, gli imprenditori capitolini non ci stanno a vedere per l'ennesima volta il centro bloccato. «Tutte le manifestazioni nel Centro storico portano danni alla città e soprattutto ai commercianti, ai bar, pubblici esercizi e ristoranti. È giusto protestare ed esprimere la propria voce in maniera civile, ma chiediamo che vengano riviste le piazze e anche le vie dove manifestare - dice Claudio Pica, presidente della Fiepet-Confesercenti di Roma e Lazio - È impensabile che Roma, Capitale d'Italia, debba subire tutti i disagi e le perdite economiche che ogni volta si creano, auspicando che non vi siano danni, come a volte è capitato».
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LA TENSIONE
Torna alla memoria quanto accaduto quest'estate con alcune bombe carta lanciate in pieno centro dai tassisti in protesta e i turisti che, in preda al panico, sono fuggiti via (anche in lacrime). Infatti, Giuseppe Roscioli, presidente di Federalberghi Roma, tuona: «Quando ci sono queste manifestazioni c'è una presenza massiccia di forze dell'ordine che presidia il centro, chi viene in vacanza qui non è libero di andare dove vuole, tra strade chiuse e deviazioni. Soprattutto ha paura». Gli imprenditori più volte hanno chiesto un intervento, ma ancora non si è raggiunta una condizione in grado di far contenti tutti. «Capisco che il diritto a scioperare e a manifestare debba essere tutelato, ma allo stesso modo deve essere salvaguardata la vivibilità di una città - prosegue Roscioli - Spesso, oltretutto, si verificano episodi di violenza tra feriti e vetrine sfondate. Questo danneggia l'immagine di Roma». E Fabrizio Russo, presidente di Confcommercio Roma Centro Storico, dice: «Tra manifestazioni di piazza sempre più frequenti, prolungamento della Ztl, aumenti di affitti, canoni, bollette, la situazione è veramente precaria».
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