Michelle Causo, i ragazzi del «Bronx» di Primavalle: «Era una dura ma neanche lei ce l'ha fatta, qui c'è solo droga»

Tra i palazzi delle case popolari del quartiere dove è stata uccisa la 17enne romana regna lo sconforto

Venerdì 30 Giugno 2023
Michelle Causo, i ragazzi del «Bronx» di Primavalle: «Era una dura ma neanche lei ce l'ha fatta, qui c'è solo droga»

«Qui non c'è niente, solo droga, uscire da questo cemento è difficile». In questo pezzo di periferia romana ora non si parla d'altro. A volte sussurrato, a volte gridato, il nome di Michelle Causo si fa strada tra le mura dei palazzi e per le strade.

Di bocca in bocca, dagli anziani ai più giovani. La distesa di fiori «per Misci» si arricchisce di nuovi perali, sempre più passanti si fermano per lasciare un ricordo, un peluche, una lettera. C'è chi passa davanti e si fa il segno della croce, chi abbassa lo sguardo e scrolla la testa, chi in silenzio si ferma. «Eppure è un quartiere tranquillo», dicono i residenti più caparbi. «Come in ogni periferia è possibile ci siano brutti giri, ma non si è mai arrivati a tanto», afferma una donna.

Michelle, Primavalle e il «Bronx»

I giovani però sembrano aver perso la speranza. Non hanno la testardaggine dei più vecchi nel vedere il poco che funziona qui tra le case popolari, palazzi chiamati sfacciatamente Bronx, un quartiere che già 50 anni fa conobbe la violenza, quella politica, del rogo di Primavalle: Virgilio e Stefano Mattei rispettivamente di 22 e 8 anni, figli del segretario della locale sede del Msi, morti bruciati dall'odio 'degli altrì. Quelli che hanno l'età di Misci e del fermato dicono che «qui è facile perdersi in giri loschi come in ogni quartiere popolari». Lo dicono due ragazze dopo aver deposto un mazzolino di fiori bianchi sul luogo del ritrovamento del corpo. «Noi non conoscevamo Michelle, ma i suoi amici la descrivono come una dal carattere forte», dicono nei loro jeans e maglietta.

 

Il nonno

Ma Michelle era anche dolce, anzi «era il mio fiore - dice piangendo il nonno - Aveva detto che sarebbe tornata per preparare il pranzo, ora è in cielo con la nonna». Il quartiere è tutto cemento, blocchi tutti uguali, uno affianco all'altro, palazzi senza balconi, contraddistinti solo dal colore, blu e gialli e dai numeri civici. «Un quartiere popolare come altri. Alcune palazzine sono tranquille, abitate da carabinieri, finanzieri e poliziotti - spiega un altro residente - altre meno. È sicuramente una tragedia figlia del disagio», conclude. La vita qua pare scorrere più lentamente, tutto sembra essersi fermato nel tempo.

La casa dove è stata uccisa

Passando per via Dusmet, si notano ancora le volanti della polizia di fronte la palazzina dove abita il ragazzo e dove è morta Michelle. Sul portone è stata appesa una rosa rossa, a terra l'ormai cancellata traccia di sangue. Dal balcone del presunto assassino, presumibilmente quello al secondo piano, svolazza una bandiera dell'Italia e sullo stendino ci sono ancora i vestiti stesi ad asciugare. Fuori dal Liceo Vittorio Gassmann, quello frequentato dalla ragazzina, campeggiano bottiglie di prosecco vuote, a segnalare la fine degli esami di maturità. L'ingresso chiuso, il silenzio delle aule vuote rimbomba forte, Michelle le ha frequentate. Il preside Vincenzo Lenzoni, conferma la sua vicinanza: «perdiamo una figlia ma la scuola c'è», dice rivendicando l'unico avamposto di società. Oggi il quartiere ricorda la giovane vittima, lunedì ci sarà una fiaccolata dove, puntuale ad ogni fatto di cronaca e disagio, arriva l'adesione del movimento di Giuliano Castellino, già Forza Nuova e tra quelli che guidò l'assalto alla Cgil,: 'Il popolo rialzerà la testa', dice in un video che rimbalza tra le chat di quartiere. «Qui neanche Michelle che era una tosta ce l'ha fatta», dice una ragazzina. «Qui non c'è niente, solo droga, uscire da questo cemento è difficile», dice. Poi si alza e se ne va.

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