Rieti, esplosione al distributore: negato il patteggiamento all’autista della cisterna

Venerdì 19 Maggio 2023 di Massimo Cavoli
L'esplosione a Borgo Quinzio

RIETI - Il tribunale respinge la richiesta di patteggiamento proposta dalla difesa dell’autista dell’autocisterna esplosa all’interno di un distributore, lungo la via Salaria, che provocò nel dicembre del 2018 la morte del vigile del fuoco reatino Stefano Colasanti e dell’automobilista Andrea Maggi, investiti dalle fiamme, e il processo per accertare cause e responsabilità della tragedia potrà entrare nel vivo con le prime udienze fissate a novembre, a quasi cinque anni di distanza dai fatti. Ma non saranno coinvolte quasi tutte le compagnie assicuratrici, citate come responsabili civili, estromesse dal giudice monocratico Carlo Sabatini che ha accolto l’eccezione di illegittimità sollevata dalle rispettive difese sulla mancata presenza delle società al compimento di atti istruttori irripetibili, ordinati dalla procura in fase di indagini, poi entrati a far parte del fascicolo processuale. 
In buona sostanza, le assicurazioni avrebbero dovuto avere la possibilità di nominare dei consulenti a propria tutela e questo non è avvenuto, rendendo così nulla la citazione disposta in sede di udienza preliminare. 
Escluse le compagnie che garantivano la copertura dei rischi per rimorchio, semirimorchio, cisterna e società datrice di lavoro dell’autista, l’unica assicurazione per la quale il tribunale ha ammesso la citazione è quella riguardante la gestione del distributore della Ip, assistita dagli avvocati Marco Conti e Giuseppina Palluzzi. Una questione che presenta risvolti soprattutto civilistici oltre che penali, destinata però a pesare quando si tratterà di affrontare l’aspetto del risarcimento danni invocato dalle persone che nell’esplosione hanno subito lesioni, anche gravi in alcuni casi, tutte ammesse come parti civili, nonché dagli eredi delle vittime. Per ora, c’è il no opposto dal giudice Sabatini alla richiesta di patteggiamento da parte di Gianni Casentini, dopo che il pm, Lorenzo Francia, aveva espresso parere negativo alla pena proposta dall’avvocato difensore Giancarlo Vitelli: un anno e otto mesi per i reati di omicidio e disastro colposi e lesioni colpose gravi, che avrebbe consentito all’imputato di uscire di scena, mentre ora dovrà difendersi insieme ai gestori dell’impianto di carburante, Anna Maria Niro (difesa dall’avvocato Francesco Tavani) e Paolo Pettirossi (assistito dall’avvocato Luca Conti), fino a oggi sempre presenti alle udienze. 
Le accuse nei confronti del terzetto sono state formulate sulla base di una perizia della procura, che contesta loro di non aver adottato le misure di sicurezza previste dalla norma nel momento in cui venne effettuata l’operazione di trasferimento di carburante Gpl dalla cisterna al serbatoio dell’impianto, circostanza che insieme ad altre omissioni rilevate non avrebbe consentito di intervenire con tempestività nei momenti iniziali dell’incendio, poi tramutatosi nell’esplosione della cisterna, volata oltre la Salaria, costata la vita al vigile reatino e al giovane automobilista. 

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