Usa, 20enne istiga il fidanzato al suicidio con centinaia di sms: accusata di omicidio

Mercoledì 7 Giugno 2017 di Federica Macagnone
Usa, 20enne istiga il fidanzato al suicidio con centinaia di sms: accusata di omicidio

Invece di confortare il suo fidanzato psicologicamente vulnerabile e da tempo malato di depressione, tentare di risollevarlo e aiutarlo a trovare una ragione di vita, Michelle Carter, 17enne del Massachusetts, non ha trovato soluzione migliore che spingerlo ancora di più sulla strada del suicidio verso la quale il ragazzo appariva già orientato da tempo. Conrad Roy si tolse la vita a 18 anni nel 2014: fu trovato morto per avvelenamento da monossido di carbonio nel proprio pick-up in un parcheggio di Fairhavens, a diverse miglia di distanza da Boston. E Michelle, che oggi ha 20 anni, è da ieri sotto processo con l'accusa di omicidio colposo dopo che gli investigatori, choccati dalla vicenda, hanno trovato una marea di messaggi di testo con cui la ragazza spingeva in maniera sempre più insistente Roy a farla finita. Tra i due erano intercorsi qualcosa come ventimila messaggi, mille nei giorni precedenti la tragedia: decine e decine di questi Michelle li ha inviati nelle ultime ore di vita del fidanzato, tutti con l'unico scopo di portarlo il suicidio.

 

La procura di Taunton, nel Massachusetts, ha rilasciato le trascrizioni di vari messaggi spediti dalla ragazza. «Questo è il momento giusto e tu sei pronto, devi solo farlo!» scrive di notte Michelle, che poi insiste: «Quando lo farai? La smetti di ignorare la domanda???? Non puoi continuare a evadere la questione». E ancora, accusa Roy di voler rinviare la soluzione finale: «Quindi suppongo che non lo farai, per niente... tutto questo per niente... sono così confusa». Poi, quando Roy le scrive di voler tornare a dormire, lei lo incalza dicendogli che "adesso" è il momento migliore per farlo, perché tutti stanno ancora dormendo. «Basta andare da qualche parte con il tuo pick-up - gli dice - Non c'è nessuno in giro adesso, perché è un'ora scomoda». Michelle va avanti in maniera ossessiva senza mollare la presa: «Pensavo che tu volessi farlo. È il momento giusto e tu sei pronto... e allora fallo, babe». 

Nell'ultima ora prima della sua morte, Roy parla al telefono con Michelle per 47 minuti e a un certo punto tentenna, le dice che sta uscendo dal pick-up, che ci sta ripensando, non vuole uccidersi: come già aveva scritto in molti messaggi, si sentiva impaurito, non voleva lasciare la sua famiglia. Ma lei, implacabile, incalza: «Rientra in quella fottuta macchina, hai bisogno di farlo. Tutto quello che devi fare è accendere il generatore e poi sarai libero e felice in cielo». 

Dopo la morte di Roy, Michelle recita la parte della fidanzata distrutta e addolorata, raccoglie soldi e organizza eventi in suo nome per la diffusione della conoscenza delle malattie mentali.
Poi, però, la verità è venuta a galla, man mano che emergevano i messaggi che inviava al fidanzato: gli investigatori ipotizzano che abbia agito in questo modo per attirarsi le simpatie della gente in virtù del lutto subìto, un'ipotesi agghiacciante tanto quanto i suoi messaggi. Ora è sotto processo: la difesa ha chiesto di archiviare il caso appellandosi alla "libertà di parola", ma il giudice gli ha replicato che l'istigazione al suicidio non è protetta dalla Costituzione.

Ultimo aggiornamento: 8 Giugno, 18:01 © RIPRODUZIONE RISERVATA