Parigi, Fillon rischia grosso: perquisizioni in Parlamento

Mercoledì 1 Febbraio 2017 di Francesca Pierantozzi
Parigi, Fillon rischia grosso: perquisizioni in Parlamento
PARIGI Per la sesta volta nella storia della Quinta Repubblica la polizia francese è entrata con un mandato di perquisizione nei locali del Palazzo Bourbon, sede l'Assemblée Nationale. Gli agenti sono saliti al secondo piano, nell'ufficio di François Fillon, alla ricerca di una traccia qualsiasi, un badge, un indirizzo e mail, che possa confermare che Penelope Fillon ha effettivamente lavorato per il marito come assistente parlamentare per anni (otto, dieci, dodici?) per complessivi compensi pari a 831.440 mila euro lordi. Dicevano 500 mila, ma ieri il solito Canard Enchainé ha precisato il conto: 300 mila euro in più, per collaborazioni svolte non solo dal 1998 al 2002 ma anche nel biennio '88-'90.

GLI STIPENDI D'ORO
Con i 100mila percepiti come collaboratrice del mensile La revue de deux mondes arriviamo a più di 900 mila euro di stipendi per la signora Fillon che fino ad oggi aveva sempre dichiarato - nelle rarissime uscite pubbliche - di non lavorare e preferire la vita di famiglia. E a proposito di famiglia Fillon, anche i due figli più grandi del candidato della destra alle presidenziali, Marie e Charles, figurano tra i collaboratori parlamentari di papà.
Fiutando la rivelazione, Fillon aveva annunciato in tv di aver beneficiato delle competenze legali dei figli quando era senatore. La cosa è però avvenuta tra il 2005 e il 2007, quando Marie aveva 23 anni e Charles 21, ed erano dunque ancora studenti in giurisprudenza o appena laureati. Ieri il Canard ha precisato anche il compenso andato ai due ragazzi: 84 mila euro, per stipendi mensili lordi tra i 3700 e i 3900 euro. Un conto sempre più salato a 81 giorni dal primo turno delle elezioni per l'Eliseo. Fillon ha denunciato ieri «un'operazione di calunnia inedita nella Quinta Repubblica», un'azione di professionisti per «eliminare un candidato alle presidenziali non per via democratica».

LA REPLICA
Deciso a non mollare facilmente ha detto di aspettare «con fiducia» la fine dell'inchiesta che deve stabilire se moglie e figli di Fillon siano stati stipendiati per lavori effettivamente svolti o se si sia trattato di appropriazione indebita. Fillon lo ha dichiarato in diretta tv: si ritirerà solo se il suo «onore sarà macchiato», se sarà mis en examen ovvero iscritto al registro degli indagati perché gravi e fondati sospetti pesano su di lui.

Difficile dire cosa decideranno i magistrati dell'Ufficio centrale di lotta contro la corruzione e le infrazioni finanziarie che hanno raccolto buste paga, documenti, conversazioni e-mail e che l'altro ieri hanno interrogato marito e moglie per cinque ore. Per ora non pare che nessuna prova tangibile del lavoro svolto da Penelope sia stata trovata. La difesa sostiene che lavorasse da casa (il castello dei Fillon nella Sarthe, vicino a Le Mans) dove sbrigava la corrispondenza e faceva la rassegna stampa al marito deputato, senatore o primo ministro. Ma i sospetti ormai si moltiplicano. Ieri Mediapart ha tirato fuori il caso di una collaboratrice di Fillon, Alexia Demirdjian, stipendiata dall'azienda del miliardario Marc Ladrei de Lacharrière, editore della rivista che ha anche pagato il lussuoso borderò di Penelope. La radio Rtl, da parte sua, parla di stipendi percepiti da Penelope addirittura fino al novembre 2013.

IL CANDIDATO D'EMERGENZA
A destra si fa quadrato intorno a Fillon ma si pensa anche a una soluzione di emergenza se il candidato (in teoria favorito alla successione di Hollande) dovesse essere costretto a ritirarsi. Impossibile riorganizzare una primaria, il candidato d'emergenza potrebbe essere l'ex sarkozysta François Baroin. I tumulti a destra rendono per ora quisquilie i guai della sinistra, con l'ala riformista del partito socialista pronta a mollare il candidato del partito, il radicale Benoit Hamon, che cerca di allargare le alleanze e ieri ha incontrato il candidato dei verdi Yannick Jadot.
Ultimo aggiornamento: 20:59