Panama Papaers, Agenzia delle Entrate a caccia dei 900 nomi degli italiani

Martedì 5 Aprile 2016 di Luca Cifoni e Michele Di Branco
Panama Papaers, Agenzia delle Entrate a caccia dei 900 nomi degli italiani

ROMA - Sono novecento, forse, e non necessariamente sono evasori fiscali. Ma l'agenzia delle Entrate si sta comunque attivando a livello internazionale per ottenere la documentazione relativa agli italiani che hanno portato i propri soldi a Panama ed avviare le necessarie verifiche sugli imponibili che potrebbero essere stati nascosti. Anche la Procura di Roma sta valutando se aprire un fascicolo, delegando eventualmente le indagini alla Guardia di Finanza. Compito non facile, perché per poter essere utilizzata contro eventuali reati la documentazione deve avere una provenienza se non ufficiale quanto meno lecita.

IL CONSUNTIVO
D'altra parte i soggetti che detengono attività finanziarie nel Paese centroamericano potrebbero aver predisposto tutto ciò rispettando le norme fiscali; e tra quelli che invece hanno occultato il proprio operato all'amministrazione finanziaria ce n'è probabilmente qualcuno che ha poi sfruttato la possibilità di legalizzare la propria posizione aderendo alla voluntary disclosure, il processo di collaborazione volontaria che ha fatto emergere attività finanziarie per circa 60 miliardi di euro.

 

Di questi 60 miliardi, in base al consuntivo dell'Agenzia delle Entrate, solo una piccolissima parte si trovava a Panama: 150 milioni ovvero lo 0,25 per cento. Aggiungendo i fondi localizzati nelle Isole Vergini si arriva poco sopra i 200 milioni. La parte del leone l'ha fatta la Svizzera con oltre 41 miliardi, ovvero quasi il 70 per cento del totale. Segue il principato di Monaco con 4,6 miliardi, e poi Bahamas, Singapore, Lussemburgo e San Marino: per tutti gli altri Stati esteri la quota emersa è inferiore al miliardo. Le istanze presentate sono state oltre 129 mila, la stragrande maggioranza da persone fisiche mentre circa 1.300 provengono da società, enti o associazioni. Circa la metà degli aderenti risiede in Lombardia.

Una valutazione precisa degli italiani che compaiono nei documenti dell'affaire Panama è molto difficile, in questo momento. Chi ha letto le carte si trova tra le mani un materiale molto eterogeneo e spesso anche piuttosto confuso che riguarda circa 40 anni. Vi figurano email, lettere, mandati, ricevute. Ma anche appunti sparsi e codici cifrati. La preoccupazione chi ci sta lavorando è mettere ordine per evitare sovrapposizioni e duplicazioni.

LE VERIFICHE
In alcuni casi, ad esempio, appare probabile che la titolarità di alcuni affari sia riconducibile ad una sola persona anche se dalle carte potrebbe apparire il contrario. Inoltre, per evitare di colpire nel mucchio, è necessario verificare se chi compare nei documenti, nel corso degli anni, ha aderito alle varie sanatorie proposte dai governi che si sono succeduti ed alla stessa voluntary disclosure che tecnicamente non è un condono in quanto a chi la accetta deve comunque versare le imposte dovute (relativamente alle annualità non prescritte) ottenendo uno sconto sulle sanzioni e in alcuni casi la non punibilità degli eventuali relativi reati.

GLI IMPRENDITORI
La lista, comunque, comprende allo stato grezzo circa 900 nominativi. Figurano pochi politici, tutti riferibili alla prima Repubblica. Nessun ministro, a quanto pare. Ci sono volti noti del mondo dello sport, dello spettacolo e della finanza. In generale, comunque, si tratta di imprenditori (la maggior parte del nord) quasi del tutto sconosciuti alla generalità dell'opinione pubblica.

Ieri intanto è arrivata pur se per via informale la smentita di uno dei personaggi chiamati in causa, Luca Cordero di Montezemolo. «Né Montezemolo, né la sua famiglia, possiedono alcuna società offshore» hanno fatto sapere fonti a lui vicine.

Ultimo aggiornamento: 12:38