Nel nuovo meccanismo per decidere i colori delle Regioni, che si basa soprattutto sulla percentuale di occupazione dei posti negli ospedali, c’è un punto debole.
Ragioni
Si è ricorso a questo nuovo sistema su pressione delle Regioni che avevano fatto notare: con la maggioranza della popolazione vaccinata, non ha senso chiudere basandosi solo su incidenza e Rt; se gli ospedali non si riempiono, perché fare scattare le limitazioni? Il problema è che le Regioni non hanno margine di manovra sull’incidenza e sul numero dei posti letto di terapia intensiva usati per il calcolo, ma su quelli del terzo indicatore pare proprio di sì. Più di un osservatore, su Twitter, ha fatto notare come negli ultimi giorni sia la Sicilia sia la Calabria abbiano aumentato il numero di posti letto di area medica che si dichiarano a disposizione di pazienti Covid. In effetti, affidandosi alle tabelle di Agenas i si accorge che l’11 agosto la Sicilia dichiarava di avere 3.167 posti letto in area non critica, il 12 agosto sono divenuti 3.483. A quel punto, si allontana il superamento della percentuale di occupazione al 15 per cento. La Calabria è passata da 772 a 797. Non solo: anche il Lazio si prepara a riattivare altri 60 posti letto Covid. Ovviamente c’è un altro modo di raccontare questa storia. Si recuperano nuovi posti letto non per aggirare il passaggio in fascia gialla, ma perché si risponde a un aumento dei pazienti.
Difesa
E dalla Regione Sicilia respingono le accuse di ricorrere a uno stratagemma per evitare la fascia gialla: da tempo si sta lavorando su un piano di potenziamento degli ospedali, che sta coinvolgendo 79 strutture. Al di là delle singole regioni, il meccanismo di calcolo degli indicatori qualche limite sembra averlo, proprio perché è legato ad alcuni valori modificabili come quello dei posti letto Covid. Forse sarebbe stato meglio utilizzare il rapporto tra ricoveri e numero di abitanti.