«Giorgia è stata generosa con il Cavaliere. Gli ha offerto più di tutti i numeretti e degli algoritmi circolati fino ad oggi». A Villa Grande si sono da poco richiusi i cancelli dietro l’Audi A6 di Giorgia Meloni. Il vertice con il Cavaliere è andato «abbastanza bene» trapela dai suoi. Mentre da FI ci si limita a un «bocche cucite». Che depurato dal linguaggio “contenitivo” tipico in fase di formazione del governo vuole dire che l’accordo nel centrodestra ancora non c’è, o quantomeno che è rimandato. Tutto vero, eccetto che per la presidenza delle Camere. Dopo una lunga giornata, a sera il centrodestra pare chiudere per Ignazio La Russa al Senato e un leghista alla Camera (i principali indiziati restano Riccardo Molinari e Nicola Molteni, ma il Carroccio non esclude sorprese).
Sulla squadra di governo invece la trattativa pare essere ancora in alto mare. «Non tutti hanno capito che l’obiettivo è chiudere presto e continuano a fissarsi sui nomi, specie su uno...» racconta uno dei fedelissimi di Giorgia subito dopo il vertice. Il riferimento a Licia Ronzulli è evidente.
L’OFFERTA
A Berlusconi l’idea non dispiace, ma chiede per i suoi Giustizia e MiSE. Una controproposta che Meloni non apprezza affatto, convinta che mettere la riforma della giustizia e le deleghe televisive in mano al Cav possa creare solo problemi all’esecutivo.
In ogni caso in corsa i nomi che gli azzurri vorrebbero piazzare sono più o meno gli stessi. Tolta la Ronzulli e posto che i ministeri minori sono tutti da spartire, Antonio Tajani pare destinato alla Farnesina (con in alternativa Giampiero Massolo) o allo Sviluppo economico, Anna Maria Bernini all’Istruzione, Alessandro Cattaneo al Turismo (se Ronzulli non dovesse accettare), ed Elisabetta Casellati o Paolo Sisto alla Giustizia. «Liberi di chiedere» spiegano da FdI. Soprattutto quella del Guardasigilli è però una poltrona che Meloni è determinata a tenere per sé, o meglio per l’ex magistrato Carlo Nordio, dato ormai quasi per sicuro.
LA LEGA
Figure che, è noto, Meloni apprezza particolarmente. Tant’è che in corsa per i Beni Culturali e per la Salute ci sono rispettivamente l’ex membro del Cda Rai Giampaolo Rossi e il presidente della Croce rossa internazionale Francesco Rocca. Gli spazi restanti invece, dovrebbero essere occupati da politici di Fratelli d’Italia. E quindi se Adolfo Urso è accreditato alla Difesa, Raffaele Fitto lo è invece agli Affari europei. Resta in ballo il nome del cofondatore di FdI Guido Crosetto. Se non dovesse finire a palazzo Chigi come sottosegretario, e la poltrona del MiSE resta sguarnita, potrebbe ottenerla, accorpandovi le due “Transizioni” oggi guidate da Roberto Cingolani e Vittorio Colao. L’alternativa è l’ex presidente di Confindustria Antonio D’Amato.
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