Possamai, l'eccezione: il sindaco anti-Schlein che vince (a Vicenza) senza partito

Il 33enne aveva rifiutato un seggio alla Camera: «Farò la differenza qui». Moderato vicino a Letta, ha chiesto ai big di tenersi a distanza in campagna elettorale

Martedì 30 Maggio 2023 di Andrea Bulleri
Possamai, l'eccezione: il sindaco anti-Schlein che vince (a Vicenza) senza partito

«È una vittoria incredibile. Ma avete visto cos’è successo nel resto d’Italia?». Eppure raccontano che lui, Giacomo Possamai, da ieri nuovo sindaco Pd di Vicenza, alla possibilità di espugnare alla destra la città del Palladio ci credeva davvero.

Tanto da rifiutare il seggio blindato alla Camera che Enrico Letta, suo “mentore” politico, lo scorso settembre aveva messo sul piatto a questo ragazzo dagli occhiali spessi e dai capelli arruffati, 33 anni compiuti lo scorso febbraio. «Voglio fare la differenza per il mio territorio – aveva risposto lui all’ex segretario – è quello il mio sogno». Un sogno che da ieri, per 500 voti netti, è diventato realtà. Consentendo ai dem di piantare almeno una bandierina ai ballottaggi, in una Regione – il Veneto – in cui tre anni fa il leghista Luca Zaia col suo 76% pareva aver cancellato ogni traccia di centrosinistra. Invece no: dopo l’outsider Damiano Tommasi a Verona l’anno scorso, anche l’enfant prodige del Pd ce l’ha fatta.

Enfant prodige

«Ma quale enfant prodige», rimbecca chi Possamai lo conosce da una vita: «Giacomo fa politica da quando aveva 14 anni». E la fa, sottolineano tutti intorno a lui, con un profilo «da civico»: badando più ai problemi del territorio, insomma, che alle dinamiche nazionali. «È così che abbiamo vinto», racconta chi ha lavorato alla sua campagna: «Mettendo al centro Vicenza e rifiutando le etichette romane». E anche chiedendo ai “big” nazionali di farsi da parte. «La campagna elettorale – è suonato forte e chiaro il messaggio da Vicenza a Roma – ce la facciamo da soli, grazie tante». E così anche Elly Schlein, a queste latitudini, non si è fatta vedere, preferendo concentrarsi sulla Toscana e su Ancona (e si è visto com’è finita, ironizzavano ieri le malelingue del Pd). 
Al punto che qualcuno, al neo-sindaco, ha già attaccato al bavero la spilla dell’«anti-Schlein». Non perché Possamai non coltivi un buon rapporto con la leader democratica (al contrario, i due si sono sentiti più volte nelle ultime settimane, e i toni erano sempre di «grande cordialità»). Quanto piuttosto perché tanto appare sbilanciata a sinistra la narrazione di lei, tutta centrata sui grandi temi dei diritti e dell’ambiente, tanto è «pragmatico» il piglio di lui, e moderato il suo profilo. Che lo rivendica: «Moderazione non è sinonimo di indecisione, né significa mancanza di determinazione», aveva scandito Possamai in campagna elettorale.
Significa, semmai, capacità di “pescare” voti anche nel bacino avverso. Che è quello che il 33enne ormai ex capogruppo Pd in consiglio regionale del Veneto, è riuscito a fare. Al punto da convogliare a proprio sostegno una coalizione extra large, dal Terzo polo alla sinistra-sinistra. Fino a incassare l’appoggio del Movimento 5 stelle al secondo turno. E assicurandosi il sostegno (decisivo) dell’ex vicesindaco Matteo Tosetto, già numero due del primo cittadino uscente di centrodestra Francesco Rucco, un passato in Forza Italia. 

 

Il profilo

Ma appunto: le dinamiche nazionali, da queste parti, non hanno pesato. «È stata una campagna tutta vicentina», racconta Giovanni Diamanti, lo spin doctor di YouTrend che ha lavorato con Possamai (lo stesso gruppo ad aver curato la regia della vittoria di Tommasi a Verona): «Una campagna pancia a terra, casa per casa, con al centro i problemi concreti della gente. Fino all’ultimo indeciso». Certo, la storia del sindaco è una storia tutta Pd. Ma a Vicenza, se c’è una certezza, è quella che «ha vinto la persona, più che il partito». Segretario provinciale dei giovani dem a 17 anni, poi vicesegretario nazionale dei Gd e nello staff di Enrico Letta, nel 2013, a 23 anni, Possamai diventa consigliere comunale a Vicenza. Sette anni dopo approda in Regione, forte di un boom da 11mila preferenze (il dem più votato in Veneto nel 2020). Una passione politica inferiore, forse, solo a quella per il Lanerossi Vicenza, la squadra di calcio biancorossa della città che milita in Serie C. «Sì – scherzano gli amici – il tifo è l’unico aspetto in cui Giacomo è un po’ meno moderato...». 

Ultimo aggiornamento: 11:48 © RIPRODUZIONE RISERVATA